Tra date controverse di compleanni comunque celebrati con sentimento e una nuova maglia che strizza l’occhio a un’epoca in cui cambiava la storia giallorossa, la Roma torna in campo, a Ferrara, in casa di una Spal per la quale il residuo d’orgoglio e di decoro sono ormai l’unica scaturigine di motivazioni per gli uomini di Gigi Di Biagio. Mai fidarsi, sopratutto quando c’è di mezzo un ex, in ogni caso. 


Paulo Fonseca, dopo una serie di passaggi comunicativi rivelatisi alla fine ondivaghi, si porta al “Paolo Mazza” anche Zaniolo, il quale nel frattempo ha battezzato con parole sentimentalmente calde la nuova maglia. Piccolo inciso: perché l’allenatore è stato lasciato solo, con le sue dichiarazioni e i suoi ripensamenti? 
Ma c’è da giocare, pensando a un quinto posto da rivendicare, a un Milan arrembante da contenere e superare, a questo punto. 
Fonseca offre una chance a Carles Perez, Kalinic e Cristante in mediana. Più che il nome dell’avversario di turno, conta l’ottimizzazione dei giri nel motore in vista dell’Europa League. Tant’è che riposano Dzeko, Mkhitaryan, Veretout: gli onnipresenti, o quasi, delle precedenti uscite. 

La Roma fa quello che deve, alla fine, con un po’ di considerazioni a margine del tabellino: le inusuali svagatezze di Pau Lopez, compreso il gol di Cerri; le giocate, gol compreso, di Carles Perez; il peso di Cristante in mediana; la tenuta di Bruno Peres a livello prestazionale, stasera con tanto di gol. 


Poi arriva Zaniolo, evidentemente ristabilitosi in men che non si dica: gioca molto con la squadra, arriva alla conclusione, tiene il profilo giusto, non basso: senza cospargersi il capo di cenere, traduce un atteggiamento intelligente. Poi, alla fine, una segnatura mostruosa. Mostruosa: progressione annichilente – non solo perché davanti aveva la linea difensiva della Spal -, conclusione apollinea per forza e precisione. La ciliegina di un abbraccio corale a sedare le polemiche. 
Non c’è modo migliore di avvicinarsi a un agosto che potrebbe farsi ricordare.

Paolo Marcacci