Di norma si dichiara lo stato di emergenza quando gli strumenti ordinari non sono in grado di fronteggiare la criticità.

Ci sono attualmente ospedali al collasso? Mancano le mascherine, i tamponi, le bombole d’ossigeno, i ventilatori, i posti in terapia intensiva,…? Il personale in forza al sistema sanitario risulta particolarmente insufficiente? Si prevedono catastrofi imminenti confortate da dati scientifici certi o comunque molto attendibili?

Niente di tutto questo. Nulla di nulla.

Anzi, al contrario, ciò che ci si para dinanzi è una situazione ampiamente normalizzata con appena un residuo di circa 60 persone che necessitano di cure più intense. Ed allora perché si chiede di prorogare lo stato di emergenza?

Ricordo che la nostra Costituzione non prevede situazioni di emergenza proprio perché una buona amministrazione attraverso gli strumenti ordinari dovrebbe poter fronteggiare qualsivoglia avversità. Persino le calamità naturali ed i disastri ambientali potrebbero essere affrontati prontamente da una burocrazia snella, sana ed efficace.

La dichiarazione di emergenza che pur si giustificava a fronte di un fenomeno imprevisto, ancorché prevedibile, traeva fondamento da una sanità in parte “sfasciata” e da un’organizzazione dicasteriale lacunosa ed impreparata. A cui si è aggiunga, con sorpresa, una pseudo scienza di settore vanitosa, contraddittoria e cinica.

Dotazioni scarse, forniture pressoché inesistenti ed un timone sempre pronto a cambi di rotta tanto insensati quanto repentini hanno condotto al naufragio l’imbarcazione Italia, il cui nocchiero, al di là del continuo profluvio di parole e delle reiterate manifestazioni ercoline, vedeva nella pandemia la sua unica ancora di salvezza.

La democrazia vive attraverso l’esercizio di poteri ordinari. Quando si invocano in maniera persistente poteri speciali, commissari straordinari con piena facoltà di deroga alla normativa vigente e si preclude la libertà personale dei cittadini con atti amministrativi monocratici, … ci troviamo nel bel mezzo di una fase di transizione da uno Stato democratico ad uno Stato autoritario. Un sorta di passaggio di regime all’acqua di rose, come fu del resto il fascismo nella sua fase iniziale, cosiddetta democratica.

La richiesta continua di poteri speciali, residuanti dalla cristallizzazione dello stato di emergenza, e la reiterazione di questi poteri speciali nel tempo, quasi in sostituzione dei poteri ordinari, come del resto la nomina di commissari che possano disapplicare il principio cardine della democrazia, ossia che la legge sia uguale per tutti (tranne che per loro evidentemente), apre la strada ad un governo oligarchico presieduto di fatto da una elité finanziaria euro-lobbista.

Mancano soltanto i tribunali speciali per i dissenzienti per far approdare lo Stato verso una dolce dittatura, anche se, per come si muovono i Tribunali dei Ministri e le interlocuzioni private tra alcuni magistrati, il passo potrebbe essere assai breve.

Oggi viceversa la buona novella sarebbe poter proclamare l’uscita del Paese dall’emergenza sanitaria, ormai peraltro non smentibile dai dati ufficiali e dai comportamenti delle persone. Tentare di imporre un’emergenza che non esiste è mero autoritarismo.

Arroganza politica di chi prospera nella pandemia attraverso incarichi ad personam (giustificati soltanto dall’emergenza), commesse amicali senza controlli, e leggi speciali a tutela del nuovo ordine.

Una casta al vertice del Paese, che ha emarginato il Parlamento, il quale si era già autoemarginato nel periodo di lockdown e che peraltro, accetta tutto ed il contrario di tutto pur di mantenersi sullo scranno.

Dei regnanti bugiardi, cinici, affamati di carriera e di potere, ben consci che tale potere, forse, soltanto attraverso la legislazione dell’emergenza sono in grado di mantenere. Tali figuri non lesinano la politica del terrore per fiaccare le resistenze dell’ultima democrazia.

Una casta assetata di soldi, che preferisce prenderli in prestito piuttosto che produrli sviluppando l’economia reale del Paese. Che preferisce leggi e poteri speciali, alla buona amministrazione. Che pur di continuare a sedere sullo scranno più alto non si vergogna di lasciare alle future generazioni una montagna di debiti, con la prospettiva schiavizzante che i nostri giovani potrebbero non riuscire a ripagare.

Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto dopo aver riportato la pace, riconsegnò il potere legislativo al senato ed ai cittadini di Roma. Il primo imperatore di Roma aveva meno poteri dell’attuale Presidente del Consiglio. Il Princeps infatti, non poteva emanare decreti, che l’attuale capo dell’esecutivo invece emette a piene mani.

L’imperatore discendente del gens iulia si preoccupava di lasciare un libello di consigli al suo successore (Tiberio, figlio adottivo) perché garantisse a Roma l’esercizio della legge ordinaria e la buona amministrazione, mentre oggi la nuova casta si preoccupa soltanto di mantenere il potere, costi quel che costi, tanto a pagare, dei loro persistenti privilegi e piaceri, saranno i posteri.

Anche la limitazione del contante, che potrebbe avere un senso nel contenimento dell’evasione fiscale e delle operazioni finanziarie del mondo criminale, non dovrebbe essere attuata attraverso la demonizzazione della moneta che resta dalla notte dei tempi un neutro oggetto di scambio. L’evasione fiscale e la criminalità purtroppo, sopravviveranno senza traumi all’estinzione della moneta.

Alla casta finanziaria internazionale che è al di sopra della legge, anzi che detta legge, interessa poco il contrasto all’evasione, anche perché è la prima a vivere nei paradisi fiscali, ed ancor meno è interessata alla lotta contro il sistema criminale anche perché alla bisogna non si astiene dall’assoldarlo.

Quindi, mi domando se il cittadino costretto ad accendere un conto corrente bancario per custodire i propri danari, in totale assenza di moneta e banconota, con la prospettiva che ogni acquisto possa essere censito ed esaminato, e chi lo Stato possa a piacimento procedere automaticamente a qualsivoglia prelievo forzoso, è ancora un cittadino libero?

Se poi lo Stato o la Banca con un clic cancellassero tutti i suoi averi? E pertanto, se quel cittadino non avesse più neanche i soldi per pagare un avvocato che lo aiutasse a far riemergere quanto inopinatamente scomparso, che fine farebbe?

Attendo risposte meditate, prima che la casta ci travolga definitivamente…

Enrico Michetti