Il sole dopo la bufera, nel cielo sopra lo Spielberg. Per qualcuno, però, continua a grandinare, col sovrappiù di non potersela prendere che con se stessi. La Ferrari di oggi è stata un gambero rosso: sostanziale, doloso passo indietro rispetto alla scorsa settimana, perché le monoposto di Maranello non hanno potuto nemmeno testare il passo gara. 

Se non altro, l’ammissione di colpa, anche via social, da parte di Charles Leclerc, è arrivata subito, con totale assunzione di responsabilità per l’impatto con l’incolpevole Vettel in curva 3. 

La domanda è: a parte il team principal Binotto, la Ferrari a livello di direzione tecnica o sportiva non dovrebbe avere figure di rilievo in grado di indicare con chiarezza strategia, interazione tra i piloti, gestione dei vari momenti di gara? 

Parlando d’altro, e d’altri, gara interessante, divertente soprattutto per i duelli ricorrenti e per i talenti che continuano a brillare a livello di guida: da Albon in giù, perlomeno fino a Raikkonen, il Gran Premio della Stiria ha regalato spunti, sorpassi, contro sorpassi e staccate in numero tale da giustificare la sostanziale dimenticanza delle telecamere per Lewis Hamilton: dopo il giro di qualifica di ieri, quasi disumano a livello prestazionale, oggi si è mostrato cannibalesco per il ritmo, per i giri veloci piazzati in modo strategico nei momenti topici della gara, per aver tenuto a bada un Verstappen lucidissimo e molto pulito nella guida. 

Il podio, alla fine, è quello più atteso e gettonato, bookmakers compresi. Anche per l’ordine di arrivo, con Bottas che ha incalzato è preso Verstappen negli ultimi sette giri, soprattutto dopo il danno all’ala anteriore della Red Bull. 

Se però dovessimo scegliere, come si diceva una volta, il “driver of the day”, oggi la nostra scelta non potrebbe che cadere su Sergio Perez: incalzante, aggressivo, sempre in grado di ottimizzare la resa della sua Racing Point, vettura riuscita bene e guidata ancora meglio. I giri veloci sono la ciliegina sulla torta di oggi. La collisione finale con Albon non intacca il giudizio. 


A proposito di ciliegie: a partire dalla gara in Ungheria, speriamo di ritrovare almeno un po’ di rosso. La Ferrari lo deve alla sua storia, al suo popolo, a ciò che il suo nome evoca nel mondo. Oggi l’unico innocente è stato Vettel, ma è la consolazione più magra che si possa immaginare. 

Paolo Marcacci