Dopo alcuni mesi di silenzio la turbolenta inchiesta passata alla storia come “Mafia Capitale”, che poi mafia non era secondo la Cassazione, torna a far discutere. Sono ancora impresse nella mente di molti le immagini della scarcerazione di Massimo Carminati, avvenuta la scorsa settimana.

A far discutere è ora il suo “partner in crime” Salvatore Buzzi. Intervistato sabato da Radio Radicale il ras delle cooperative rosse si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: “Ho finanziato ‘sti papponi e dopo gli arresti hanno detto che Roma era stata liberata. Sono stato dipinto come il ‘grande corruttore’, ma le persone erano già corrotte di loro“.

Così prima Carminati e poi Buzzi hanno riacceso il dibattito intorno a quella stagione capitolina, forse conclusa, forse ancora no. Di certo le vicende giudiziarie sono ben lungi dall’essere terminate. Per questo Luigia Luciani e Stefano Molinari hanno intervistato Alessandro Diddi, l’avvocato difensore di Salvatore Buzzi.

Ecco il commento del legale di Buzzi a “Lavori in Corso”.

Anche con Buzzi stiamo cercando di fare la stessa cosa accaduta con Carminati. Il mio assistito da dicembre è agli arresti domiciliari. Siccome già a Natale Salvatore Buzzi aveva ottenuto l’applicazione di una pena più favorevole, adesso andare a chiedere la scarcerazione non ha grande senso. Il nostro obiettivo è ottenere il giusto trattamento accusatorio.

C’è stata una Procura della Repubblica che ha tentato di applicare una norma ad un fenomeno che non implicava tale norma. Di mezzo ci sono andati i cittadini che da 5 anni sono stati privati della libertà personale. Laddove non fosse stata estesa questa norma, questo trattamento non sarebbe avvenuto.

Ma la cosa più grave è che per effetto dell’accusa di mafia sono state espropriate le cooperative a Salvatore Buzzi. E purtroppo messe in mano a degli amministratori giudiziari che, possono fare tutto ma non gli imprenditori, sono state portate alla rovina, alla liquidazione, al fallimento.

In nessun processo in Italia ci sono state delle sanzioni per corruzione così gravi”.


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