Marx sostiene che l’emancipazione della donna passi per l’emancipazione dell’essere umano, Bordieu ipotizza che la donna sia in realtà sottostimata con considerazione inferiore e minor realizzazione nel lavoro: intorno al femminismo il dibattito è da sempre disparato, specialmente nell’ultimo secolo.
Non a caso il movimento femminista tende a cambiare pelle, nonostante il proposito sia sempre lo stesso: pari diritti e opportunità.

In tal senso ha riacceso il dibattito la recente presa di posizione della deputata Laura Boldrini sulla mancanza di donne nella task force guidata da Vittorio Colao: protesta che ha visto un ascolto attento da parte del Premier Conte che ha subito dichiarato provvedimenti in proposito.

Per il filosofo Diego Fusaro quest’ultimo frangente rappresenta un errore nel quale il pensiero femminista tende a incappare: pensare che manchino donne al potere trascurando la lotta “vera”, a detta del saggista, che è quella tra chi sfrutta e tra chi viene sfruttato.
Ecco l’intervista di Fabio Duranti e Francesco Vergovich a Diego Fusaro.

Femminismo moderno tra errori e inganni ► Fusaro: “Il vero nemico è chi occupa ruoli di massacro di classe, a prescindere dal sesso”

E’ un paradosso, è come se di fronte a un manipolo di schiavisti le donne dicessero di creare emancipazione mettendosi a capo degli schiavisti stessi, anziché dire che la vera emancipazione è abolire la schiavitù.

Il vero femminismo degli anni ’60

In sostanza io distinguerei il femminismo anni ’60 che si batteva per l’emancipazione della donna e per il pieno riconoscimento dei diritti e dell’uguaglianza: un femminismo giusto e condivisibile, da distinguere da quest’ondata di femminismo odierno, progressista e liberista, che concepisce l’emancipazione della donna come il passaggio di quest’ultima nel polo degli schiavisti.
La vera emancipazione della donna passa per l’emancipazione della società tutta, come diceva Marx.

“Il nemico è chi occupa ruoli di massacro di classe”

Il nemico in realtà non dipende dal sesso, ma dalla posizione di classe. Un imprenditore finanziario multinazionale è un nemico a prescindere dal fatto che sia maschio o femmina, proprio come un lavoratore, un artigiano, un salariato ha ragione a prescindere dal suo genere.

Non si capisce come mai si dovrebbe essere solidali con la Lagarde o con la Von der Leyen solo perché sono femmine, se occupano ruoli di massacro di classe da parte dell’Unione Europea.

Non si vede perché solidalizzare con una donna top manager che magari manda ai lavori forzati i bambini in Afghanistan o addirittura sfrutta gli esseri umani.

Le donne non sono una classe sociale

La categoria delle donne non è una classe sociale. Le donne in quanto tali non sono né buone né cattive, né migliori né peggiori degli uomini. Dire, come hanno fatto taluni perché va di moda, che un mondo gestito da donne sarebbe migliore è una sciocchezza. Tanto qual è dire che con i maschi sarebbe migliore.

Istigano le donne a pensare che la Lagarde sia buona in quanto donna. E il piccolo operaio di Fiat Mirafiori cattivo in quanto maschio. In realtà le cose stanno in maniera diametralmente opposta. Non in relazione al sesso, ma alla posizione occupata nel conflitto di classe.

La Lagarde rappresenta quel potere dell’Unione Europea che va a colpire il mondo del lavoro e dei ceti medi. Il povero operaio di Fiat Mirafiori è invece colui che subisce la globalizzazione e l’Unione Europea“.


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