Sono in tanti a credere che sin dall’inizio della diffusione del virus ci sia stata una comunicazione falsa ed esagerata intorno al fenomeno. C’è chi si scaglia contro i mezzi di comunicazione, chi contro le decisioni del Governo, chi contro le task force di esperti che si sono rivelati meno “esperti” di quanto il paese avesse invece necessità.

La cosa più grave però, secondo chi segue il filone condiviso anche dalla scrittrice Enrica Perucchietti, è ciò che la condizione di paura avrebbe fatto accettare ai milioni di italiani che incollati alla TV attendevano le comunicazioni dalle fonti “autorevoli”.

“Il fulcro di tutto è la paura – ha spiegato in diretta la giornalista – hanno terrorizzato l’opinione pubblica esacerbando un clima di terrore che poi è stato sfruttato dal potere, dalla politica e da chi aveva degli interessi, come pretesto per creare un precedente pericoloso e per poter limitare le libertà e la privacy”.

Un punto, questo, del quale si è occupata in modo dettagliato all’interno del libro “Coronavirus, il nemico invisibile” e che ha argomentato per noi in collegamento con Francesco Vergovich e Fabio Duranti. Ecco cosa ha detto in questa intervista a ‘Un giorno speciale’.

Perucchietti ► “Sono riusciti in questa operazione perché ci hanno manipolato per anni!”

La paura come tecnica di ingegneria sociale

“E’ stata utilizzata una delle tecniche auree dell’ingegneria sociale, quindi della manipolazione. La paura, la teoria dello shock. L’individuo perde l’orientamento e può essere più facilmente manipolabile, addirittura riprogrammabile. Sono tecniche che vengono usate per i prigionieri sotto tortura e più in generale anche a livello sociale.

Il fulcro di tutto è la paura. Hanno terrorizzato l’opinione pubblica attraverso una forma di virtualità dell’informazione: invece di avere la modestia di sospendere il giudizio in alcune occasioni, si è voluto esacerbare il clima di terrore che poi è stato sfruttato dal potere, dalla politica e da chi aveva degli interessi, come pretesto per creare un precedente pericoloso e per poter limitare le libertà e a privacy. In qualche modo è come se fossimo sottoposti a un grande esperimento sociale”.

Ciò che è autorevole è stato autoproclamato

“Abbiamo preferito essere passivi e sottomessi, ci beviamo tutto quello che i media di massa ci dicono e ci trasmettono. Molti giornalisti sono sempre più acritici invece che diffidenti riguardo a certi provvedimenti. I cittadini si affidano acriticamente alle ‘fonti autorevoli’, all’autorità. Il problema è che ciò che è autorevole è stato autoproclamato. Cioè ci sono persone che si sono autoinvestite di questa autorevolezza.

Si va verso la creazione di una informazione certificata, le cosiddette notizie con il bollino, le uniche a cui l’opinione pubblica dovrebbe fare riferimento, e si crea un circolo vizioso per cui molte persone preferiscono credere acriticamente a quello che viene detto senza sviluppare il sospetto, il dubbio o anche soltanto il raziocinio. Quindi la sconfitta è nostra, perché da sempre il potere, soprattutto nelle democrazie, considera i cittadini come minorenni che vanno eterodiretti, accompagnati per poter indirizzare il consenso. Lo diceva Bernays nel suo saggio Propaganda: nelle democrazie esiste un gruppo di personaggi che lavorano dietro le quinte e che si occupano di indirizzare le scelte le abitudini e le opinioni delle persone altrimenti si creerebbe il caos”.

“Ci manipolano da anni”

“La manipolazione serve per legittimare determinati provvedimenti. Io distinguerei tra il rispetto delle regole e la cieca obbedienza. Si sta deresponsabilizzando il cittadino rendendolo sottomesso a tutto ciò che l’autorità decide e impone. In questo modo il cittadino non sviluppa il suo senso civico, si inseriscono sempre più norme e regole da seguire perché si vuole che il cittadino sia deresponsabilizzato e totalmente passivo, sottomesso a ciò che l’autorità chiede e impone.

Non ce ne accorgiamo perché siamo immersi nella propaganda. Adesso c’è stata un’accelerazione perché siamo stati bombardati dalla paura e dal terrore. Siamo come la rana nel principio della rana bollita di Chomsky: sono riusciti in questa operazione perché ci hanno manipolato per anni. Se in questi mesi ci siamo comportati in questo modo, anche con pavidità, è perché siamo stati spersonalizzati per lungo tempo e indotti a credere che si dovesse scegliere tra salute e sicurezza e libertà e privacy, mentre invece era un falso aut aut. Si poteva benissimo contrastare il contagio senza per questo stringere sempre di più le maglie del controllo e della sorveglianza tecnologica.

Si sono anche moltiplicate tutte queste commissioni, queste task force che ricordano i ministeri orwelliani perché secondo me molte persone hanno iniziato a che qualcosa non andava e quindi hanno cercato di stringere sempre di più il controllo per evitare il “contagio” della coscienza critica.

Strumenti di sorveglianza tecnologica

“Io sono molto critica sulla questione della sorveglianza tecnologica, per esempio dell’app immuni. Perché si rischia di cedere sempre più dati e permettere una profilazione sempre più sofisticata di tutti noi cedendo anche dati clinici ad aziende e governi. Nel momento in cui aziende e governi dovessero riuscire ad anticipare persino le nostre malattie noi diventeremmo ancora più facili da manipolare. Richiamo che il potere arrivi a conoscerci meglio di quanto noi conosciamo noi stessi e soprattutto che il potere conosca i meccanismi neurali che ci spingono ad adottare certi comportamenti”.


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