A campagna elettorale finita, almeno ufficialmente, ci si dovrebbe sentire come negli endecasillabi del Leopardi. Sopravvissuti, rasserenati, in attesa di ricostruire. A due giorni dal discorso del Premier Conte a Palazzo Chigi, invece, a regnare è quel tipo di quiete che precede la tempesta: quando è perfettamente chiaro che vento e acquazzone verranno giù violenti, ma ci si illude che avere un ombrellino in borsa possa bastare a restare asciutti.

Il Governo, l’elettorato, la nazione, in Italia tutto è diviso. Da una parte un ex-quasi-premier che con la confermata fiducia (80% Rousseau) del suo 17% (Europee) si dice pronto a collaborare. Dall’altra un quasi-forse-premier che si fa desiderare e che una risposta concreta all’ultimatum del Presidente del Consiglio non l’ha ancora data.

Se è vero che in medio stat virtus, a Giuseppe Conte spetta il ruolo della virtù e secondo i sondaggi il Premier non è neanche messo così male. L’analisi di Demopolis ci fa scoprire un 48% di apprezzamento per il suo discorso in conferenza stampa e un 51% di fiducia nei confronti di questo confuso governo gialloverde, preferito all’ipotesi di tornare alle urne.

Demopolis: il futuro del Governo Conte nella percezione degli italiani – www.demopolis.it

Ma perché questa ascesa di gradimento nei confronti di Conte? Come si è passati dal ritenerlo il pupazzo di due ventriloqui a nuovo leader, adesso credibile, della nazione?

Il lungo preambolo all’aut-aut del Premier per il popolo italiano è stato come una monetina lanciata in aria a testa o croce: in attesa della decisione del fato si è delineata bene in mente la conclusione auspicata. Si dimette? Non si dimette. E se si dimette?

Al di là degli slogan, insomma, gli italiani hanno bisogno di un papà affidabile e rassicurante che faccia almeno capire di avere in mano la situazione.

Lungamente sottovalutato, l’elettorato ha compreso il gioco politico di opposizione rivoluzionaria, ascesa al governo e fuga dagli schermi che ciclicamente si ripete al Governo e che nulla apporta al miglioramento della qualità della vita di chi può solo adeguarsi al crescere e finto diminuire delle tasse.

Quiete leopardiana? Quiete meteorologica? In quale delle due l’Italia si trovi si sa già, ma il cielo è ancora soltanto nuvoloso e in borsa, ben conservato, c’è l’ombrellino.