E la chiamano estate

Ci sono già stati due spartiacque, nella calda (o gelida?) estate romanista: la lettera di Pallotta, la conferenza di Totti. Valutandone i contenuti, partendo dal presupposto che uno dei due ci ha messo la penna e l’altro la faccia, l’unica cosa certa è che non si può essere d’accordo con entrambi. Prefigurano e prospettano scenari differenti, se non addirittura antitetici.
Nel valutare le operazioni di mercato finora compiute, verrebbe da dire che sta prevalendo la visione di Totti, anche come indicazione di cifre.

Poi c’è tutta una serie di imbarazzi, che si spera presto risssorbiti, che fanno montare la marea dell’incertezza, a cominciare dal ritiro di Pinzolo (con relativa disfatta per l’ente turistico e per l’amministrazione locale) annullato nel momento in cui si stavano chiudendo le – poche – valigie. Speriamo davvero, come dice qualcuno, che siano circolate informazioni certe circa le questioni milaniste. Altrimenti, sarebbe l’ennesima conduzione dilettantesca di una delle tante questioni che possono influire sui risultati, indirizzando in parte una stagione. Come i tardivi rinnovi di contratto, la monetizzazione solo parziale di giocatori importanti (vale per Manolas, vale in proporzione per Dzeko). Il beneficio dei condizionali, come state leggendo, a tutela della possibilità di essere smentiti a breve. 

In mezzo sta il mister: il “vergine” Fonseca, pieno di idee, rilassato dalle ferie, motivato a far bene nel più scorbutico e tatticistico campionato dell’Europa che calcisticamente conta qualcosa, con tutto il rispetto per Portogallo e Ucraina. Servono idee, per tentare di colmare il gap con le avversarie; bisogna precisare che le avversarie sono il Milan, che sul mercato sembra poter sognare di più, la consolidata Atalanta e chissà se la nuova Fiorentina o una Sampdoria “romanistizzata”. Vedremo.

Sta di fatto che Inter e Napoli sono inarrivabili, dal momento in cui le riteniamo legittime contendenti della Juventus. È una amara deduzione logica, senza se e senza ma. Sappiamo già bene che non potranno arrivare giocatori di quelli che “ti cambiano la vita”, a parte forse un grande attaccante da rimotivare, senza fare nomi. Proprio per questo ci si doveva attrezzare già da tempo a lavorare per portare a Trigoria giocatori realmente utili, affidabili in rapporto al maledetto coefficiente qualità – prezzo, per allestire dopo due anni di Monchi una rosa strutturalmente logica.

Però Fonseca è arrivato tardi, dopo una serie di rifiuti italiani, più o meno prestigiosi; Petrachi soltanto ora può lavorare con piena operatività (con un dazio consistente pagato a Cairo). Questo si lega ai profili di dubbia utilità che leggiamo in questi giorni: Veretout è un buon centrocampista, ma non il regista che servirebbe alla Roma; Diawara una promessa di qualche stagione fa in parte da ritrovare e che ha avuto un rendimento non eccelso a Napoli…basta va’, i discorsi li conosciamo tutti. 

Ad oggi sono questi i fatti, queste le prospettive, di conseguenza questi gli stati d’animo di una tifoseria che ancora una volta, numeri parziali alla mano, non lascerà comunque vuoto l’Olimpico. Anche questo dovrebbe far riflettere chi è obbligato a farlo. 

Paolo Marcacci