Succede questo quando le società si piegano ai procuratori, quando l’economia si impadronisce dello sport, quando si perde ogni concezione della realtà, che si pagano le prestazioni di un dipendente a peso d’oro. Letteralmente.
Non vuole essere la solita predica che “nel calcio ci sono troppi soldi“, si potrebbe altresì rispondere “nel calcio c’è anche tanto lavoro“, di media, di tecnologia, di comunicazione più in generale, d’altronde non stareste leggendo quest’articolo.
Dei casi che però davvero rappresentano uno smacco, non solo alla povertà, ma anche alle organizzazioni calcistiche stesse ci sono eccome.

Negli ultimi anni in particolare il calcio ha fatto parlare di sé soprattutto per come si sia alzata la soglia di prezzo dei calciatori e dei loro stipendi. Questo non deve sfociare in un discorso tipo “quello del calciatore non è un vero lavoro, dovrebbero andare in miniera“: il lavoro non è solo fatica fisica, più di qualcuno dovrebbe metterselo in testa. Il lavoro però è anche un giusto compenso, che garantisca dignità, la dignità che il calcio sta perdendo tanto velocemente quanto più si alzano le pretese degli agenti, veri padroni della scena calcistica europea, quella che tutti concordano nel considerare la più importante al mondo.
Così i bilanci restano cosa di cui si devono preoccupare soltanto le squadre allestite da comuni mortali, spesso punite da suddette organizzazioni che finiscono di affondarle quando in difficoltà. Uno scenario quasi comico visti i soprusi fatti continuamente dai portafogli multimiliardari.

Ma per non sviare con un discorso sentito e risentito e che a quanto pare fatica a portare ad una soluzione concreta, forse è utile andare a vedere concretamente quanti milioni di euro vengono buttati – stavolta sì – per dare calci a un pallone.
Nessuna invettiva o luogo comune, ma una domanda affligge chi condivide questo ragionamento: non è alquanto strano come chi fruisce di questi soldi fatichi a capire la differenza (praticamente nulla) tra un guadagno netto di un milione al mese paragonato a…due? Tre?
Nell’attesa che capiscano – e che capiamo anche noi – che cosa non si possa comprare con un milione (o una decina di milioni) di euro in banca, spolveriamo qualche almanacco di calciomercato: la valutazione reale di un cartellino, per quanto esosa, è soprattutto negli ultimi anni di molto inferiore alle cifre pagate dalle società per assicurarsi le prestazioni del calciatore agognato.
Ecco tutti i casi più emblematici.

Neymar Jr. – Cifra pagata: 220 mln, Vdm: 100 mln

Il giocatore che ha fatto girare la testa al PSG tanto da comprarlo a una cifra da capogiro, secondo Trasfermarkt valeva realmente 100 milioni nel momento in cui i parigini ne tirarono fuori 220 per garantirsi le prestazioni dell’asso brasiliano. Senza contare che la cifra ha aggirato le norme del fair play finanziario dell’Uefa, ponendo come scusante al malloppo il fatto che quei soldi sarebbero stati un compenso per il calciatore per fare da testimonial al mondiale del 2022 in Qatar.

Ousmane Dembélé – Cifra pagata: 150 mln; Vdm: 33 mln

C’è ancora di mezzo il Barcellona, addirittura con un acquisto che ha comportato ai blaugrana uno scarto di più di 100 milioni di euro tra il valore reale e l’esborso in favore del Borussia Dortmund. Praticamente per un dirigente che fa del buon senso la propria priorità sarebbe come buttare 117 milioni di euro dalla finestra. E’ vero, avevano appena incassato più di 200 milioni dalla trattativa Neymar, e quindi?

Gareth Bale – Cifra pagata: 101 mln; Vdm: 65 mln

Quello che economicamente sarebbe dovuto essere l’acquisto del secolo, ma che alla fine si è rivelato solo l’acquisto dell’anno, il mister cento milioni del Real Madrid che ha fatto parlare di sé per un’estate intera, comunque non valeva quella cifra al momento dell’esborso.
Si tratta di un ottimo giocatore, probabilmente titolare in qualsiasi squadra d’Europa, ma va detto che forse alla terza cifra il suo valore non è mai arrivato.

Kevin De Bruyne – Cifra pagata: 76 mln; Vdm: 45 mln

Un acquisto che juventini e persone parsimoniose ricordano bene. Le seconde per ovvi motivi, i primi perché comportò il passaggio di Julian Draxler al Wolfsburg nell’estate del 2015.
Con gli oltre 70 milioni appena incassati la società tedesca sbaragliò infatti la concorrenza dei bianconeri, col senno di poi neanche troppo delusi.

Philippe Coutinho – Cifra pagata: 135 mln; Vdm: 90 mln

Quando valeva “solo” 90 milioni il Barcellona lo acquistò con un incentivo di 45 in più in favore del Liverpool. Provate ad andare in un negozio d’abbigliamento e ad acquistare un capo a 75€ anziché 50€ con la scusa che vale di più (e non è vero).

Paul Pogba – Cifra pagata: 105 mln; Vdm: 70 mln

Una scherzetto costato allo United 105 milioni di euro netti, dopo esserselo fatto sfuggire gratuitamente (o quasi) per vederlo approdare alla Juventus. Interessante il fatto che 27 milioni di euro andarono direttamente nelle casse del procuratore Mino Raiola: praticamente quasi uno stipendio annuale di Cristiano Ronaldo nelle tasche dell’agente italo-olandese (per un solo affare).

Virgil van Dijk – Cifra pagata: 84,6 mln; Vdm: 30 mln

Il difensore del Liverpool è certamente un asso nel ruolo, ma la cifra pagata dai Reds è passato alla storia come un vero spreco nella storia degli acquisti in quella posizione.
L’olandese è probabilmente il patriarca di questi esborsi faraonici per rinforzare le difese, tenetevi pronti a inserire nella classifica gli altri assi olandesi De Ligt e il compagno De Jong, non di reparto, ma di spreco.

Alessio De Paolis