Diciotto anni con la stessa maglia non valgono una serata del genere. Daniele De Rossi e la Roma si sono salutati, addio o arrivederci che fosse, è stato pur sempre un saluto doloroso, forse diverso da quello di Francesco Totti, forse anche più struggente.
La Roma perde il suo capitano sotto un celo piangente ed un pubblico altrettanto commosso, ma senza dirigenti all’Olimpico.
Non c’era Pallotta, come di consueto da un anno, anche se si dice che sarà a Parigi nei prossimi giorni e chissà che con l’occasione non voglia passare a salutare.
Non c’erano Fienga e Baldini, troppi gli striscioni di scarso gradimento che tappezzano Roma in questi giorni.

Come decisamente troppa era la dose d’appartenenza richiesta ieri sera per omaggiare Daniele De Rossi. La loro assenza assume dunque una prospettiva diversa: non avranno scelto il male minore evitando di presentarsi a una festa a cui, forse – a giudicare dall’opinione che aleggia – non sarebbero stati degli ospiti graditi?

Tony Damascelli

E’ stato bellissimo questo addio – o arrivederci – di Daniele De Rossi, sempre sorridente perché ha la coscienza pulita. Ha fatto il suo dovere come professionista, ha dato alla Roma quello che doveva dare e ha finito come poteva e doveva un grande atleta, un campione, un capitano. E’ stato il classico calciatore che diventa sempre più importante col passare del tempo e questo è singolare perché ci sono talenti come Francesco Totti, sempre numeri uno e ci sono calciatori come De Rossi. Lui ha subìto l’ombra di Totti ma è stato sempre più importante, anche per la Nazionale. Qualcuno forse dimentica troppo in fretta che anche lui ha calciato un rigore importante in quella finale contro la Francia.

De Rossi se ne va nella maniera migliore, io da estraneo alla vita romana sono felice che non ci fosse nessuno della società. Sarebbe stato ipocrita se ieri si fosse presentato qualcuno, è giusto così: De Rossi è andato via davanti al suo pubblico, con i suoi compagni, col suo allenatore, con la sua famiglia. Il resto è fuffa, il resto appartiene alla speculazione, a chi non ha pelle ed ha un senso abbastanza volgare e mercantile non soltanto del football ma della vita delle persone.

Furio Focolari

Posso solo dire che molti laziali hanno visto tutto quanto e lo hanno apprezzato: questo credo sia il complimento più bello che si possa fare a De Rossi, al di là dello striscione che poi la Nord gli ha dedicato dando onore ad un grande nemico.
E’ normale che non ci fosse nessuno della società perché quella di ieri sera è stata la festa dell’appartenenza: ho visto piangere tutti quelli che inquadravano, ho visto piangere Bruno Conti, ho visto piangere Ranieri, ho visto piangere Totti, piangeva tutta la Roma: chi altro volevamo veder piangere, Baldissoni e Fienga? Questi non c’entravano niente ed hanno avuto il pudore di non entrarci, di non entrare nella festa dell’appartenenza, perché loro non appartengono al romanismo, al cuore della Roma.