Quindici anni, uno zainetto sulle spalle, la voglia e l’esigenza di gridare al mondo come la si pensa: un cliché, per le epoche e le generazioni che hanno preceduto quella attuale. Una rarità, apparentemente, oggigiorno. Se non fosse che Simone le dà carne, voce, contenuti e lingua. Anzi, lingue, sovrapponendo a tratti un’accorata parlata romanesca alla lingua italiana con la quale mostra di aver comunque confidenza.

Simone, del quale non avremmo voluto vedere il viso in nessun video e al quale auguriamo di tornare a essere subito (non domani, non stasera: subito) il ragazzo che era fino alla settimana scorsa, mentre fronteggia con valide argomentazioni il suo interlocutore non sa di stare affrontando, al contempo, tutto ciò che potrebbe inquinare il suo percorso di crescita: la diffusione subitanea ed esponenziale del suo pensiero, con quell’insopportabile aggettivo di stampo clinico: “virale”, a mezzo social; le interpretazioni di tutti quelli che nulla sanno della sua realtà ma che si permettono di giudicare il suo modo di esprimersi, di porsi e le idee che Simone ha o che ora crede di avere (a quindici anni nulla è definitivo); quelli che lo esaltano facendone il proprio eroe del momento e che attraverso la condivisione – virtuale – del suo sfogo si puliscono anima, coscienza e forse privilegi di vita. 

Infine, sempre l’aspetto più fastidioso, Simone mentre espone le sue ragioni non sa di essere già nel focus della strumentalizzazione politica, delle anime belle di partito, a cominciare stavolta da quelle di sinistra, che subito hanno tentato di apporre il cappello del proprio tornaconto e della ricerca a volte disperata di consensi sulla spontaneità di un sussulto giovanile.
Resta l’augurio che i riflettori per lui si spengano, anche se contestualmente si spegneranno sul suo quartiere, sui viali nei quali in certe ore del giorno dovrà stare attento ad andare in giro, sulla difficoltà di reperire un mezzo pubblico che lo porti in centro per vedere una mostra, per raggiungere una sala cinematografica. E Torremaura per onorevoli, senatori e persino consiglieri comunali tornerà ad essere un interrogativo quasi metafisico da risolvere solo grazie al supporto di Google-Maps. 

Paolo Marcacci