Un caso che sta scuotendo la cronaca italiana quello di Prato: una professoressa che dà ripetizioni di inglese ad un ragazzo ad un certo punto ha un rapporto sessuale con lui. Il teenager era solo tredicenne all’epoca dei fatti, con una differenza d’età vertiginosa rispetto alla docente, trentacinquenne: l’esame del DNA è stato reso noto dai media e la paternità sarebbe proprio dell’adolescente, togliendo ogni dubbio sull’ipotesi che invece il papà biologico potesse essere il consorte della professoressa di Prato.

Una questione spinosa sulla quale inevitabilmente imperversano differenti punti di vista, in primis a “Lavori in corso” ha esposto il suo parere l’avvocato della docente, Mattia Alfano, che appellandosi alla segretezza degli atti della Procura sul test del DNA (dal quale si evince che la paternità è del quindicenne) ha detto: “Non posso né affermare né smentire l’esito, perché è stato parte del verbale di ieri dunque rientra negli atti secretati“. Ciò su cui Alfano ha invece potuto pronunciarsi è stato lo stato del ragazzo ipoteticamente violentato: “In quanto minore il ragazzo è certamente un soggetto debole“, afferma, “quindi va tutelato, ma al momento c’è anche un babbo che sta passando il suo tempo con il bambino“. Il papà non-biologico del neonato ha infatti dichiarato di voler comunque riconoscere il bambino come suo figlio, “di più non si può dire“.

Nessuna informazione in più dal legale della professoressa, sulla quale invece Elisabetta Ambrosi de “Il Fatto Quotidiano”, ha scritto un articolo interessante che, contrariamente a pareri affrettati e giustizialisti esamina invece la situazione dell’insegnante: “Non escludo che la donna sia una signora emotivamente disturbata, ma parliamo comunque anche di un adolescente“.

Lo ha scritto nella giornata odierna e l’ha ribadito in trasmissione, perché per la giornalista non è tanto da esaminare la verità biologica, quanto più l’aspetto emotivo, le conseguenze di questa informazione riguardo la paternità anche sulla stessa donna: “Sicuramente ci sono state peculiarità come la violenza psicologica, ma visto che rischia un processo ed ora è su tutti i media nazionali ho voluto fare un distinguo e una critica diversa dalle altre: la verità biologica non corrisponde sempre alla verità emotiva, ma non voglio fare un elogio dell’inganno o del tradimento“, ha sostenuto la Ambrosi, che nel caso si fosse invece trattato di un uomo e di una ragazzina non si dice di diverse prospettive: “Non avrei avuto l’automatismo di fare critiche nemmeno nel caso di un uomo e di una ragazza, ricordiamoci che parliamo di un adolescente“.

Questione di età o di sesso? Per Alessandro Meluzzi, intervenuto in diretta subito dopo, il dubbio va esaminato in modo diametralmente diverso: “Ci sono due chiavi di lettura: da un punto di vista del diritto questo è un caso di abuso. Da un punto di vista uguale a quello di Vittorio Feltri, (a cui io mi vorrei allineare, ma non lo faccio perché sono più tecnico) si tratta di un rapporto che il ragazzo si è goduto insieme alla nave scuola che inizia un giovinetto e questo è di un maschilismo assoluto“. Meluzzi però non discosta totalmente la lettura del direttore di Libero: “Severità nei paesi americani? Negli stati latini c’è una legislazione più leggera sui reati sessuali, è un antico privilegio femminile secondo cui ormai la donna è sempre innocente“.

Chi sicuramente e innocente è il marito dell’insegnate, il quale, anzi si è detto a prescindere il futuro padre del bambino, ma la cultura del sospetto per Meluzzi potrebbe non risparmiare nemmeno lui: “Ha fatto un gesto di generosità. I figli non sono solo di chi mette il seme ma di chi li amerà, però c’è chi non si stupisce e chi non si turba, anzi c’è anche chi gode del rapporto tra il partner e un’altra persona“. Mai secondo le tendenze, mai sostenitore del politically correct, lo psichiatra scrittore e opinionista ha anche lasciato un commento sulla vicenda di David Raggi, sgozzato nel 2015 da un clandestino, insieme al quale è stato denunciato anche lo Stato ritenuto responsabile del delitto in quanto l’omicida non avrebbe dovuto essere in territorio italiano: “Sono stati stimati solo 21.000 euro di risarcimento ed è una mostruosità assurda. Il senegalese di Firenze ha avuto ben altra restituzione, ma quando si tratta di italiani è così, causa politically correct.