Ha giocato la Lazio. Ha pareggiato il Milan. Senza gol la prima semifinale ma piena di rabbia per la squadra di Inzaghi che ha tenuto il pallone per novanta minuti e non ha concesso un solo tiro in porta ai milanisti. Pjatek si è trovato addosso, forse anche in toilette, Acerbi, ha deviato alto, di testa, l’unico palone giocabile a tre dalla fine, per il resto ha visto l’Olimpico da turista mentre il resto del Milan rimasto arroccato, in difesa del pareggio.

La Lazio, con alcuni in cassa mutua, ha coperto il campo, ha sviluppato un football ordinato, non ha colpito pur avendo costruito tre situazioni pericolose, Immobile, ancora in convalescenza, ha tolto la sicurezza in fase offensiva, là dove Correa è stato come un topo tra le gambe dei rossoneri.

Con il passare dei minuti si è avuta l’impressione che il Milan non avesse particolari affanni a chiudere gli spazi mentre la Lazio sembrava timorosa di eventuali colpi alla schiena del pistolero e della sua orchestra. Gattuso ha perso Kessie dopo mezzora e da quel momento, con l’inserimento di Calhanoglu, la squadra ha smarrito la compattezza in mezzo al campo e si è visto Paquetà costretto a ricoprire un ruolo di sacrificio e di copertura, mansione che ha svolto ma privando Piatek di un appoggio necessario, anche perché Suso e Borini non sono pervenuti, come lo stesso polacco, all’appello della semifinale.

Di contro la Lazio non si è mai disunita, bruciando tuttavia molte energie, fisiche e mentali, accusando la fatica di alcuni, Immobile come detto, Bastos, lo stesso Patric, accolto da fischi all’annuncio delle formazioni, così come il suo sodale Marusic, entrato nel giro finale e Biglia, un ex traditore mai perdonato. Il popolo biancazzurro avrebbe dovuto celebrare meglio e di più la squadra, troppi vuoti sulle gradinate dell’Olimpico, molte le critiche e poco l’affetto.

Il pari intossica, dunque, la serata laziale ma non rende affatto tranquillo il Milan che ha denunciato limiti non previsti, a pieno organico. Il ritorno si giocherà tra due mesi, dunque, impossibile qualunque tipo di pronostico e previsione. La Lega calcio così ha deciso, ribadendo che il torneo viene dopo qualunque altro impegno. Però è prevedibile che la sera della finale tutte le facce di bronzo delle istituzioni calcistiche sfileranno nelle tribune. Questo è il nostro football.

Tony Damascelli