Nuovo appuntamento nella Stanza Sociale (Social Room) di Radio Radio

Cosa c’è davvero alla base di quel desiderio di ognuno di noi di adeguarsi alla massa?
Come può la ricerca della diversità diventare essa stessa qualcosa che ci uniforma?
Siamo un gregge omologato al mercato globale?
In questo incontro, con il filosofo e saggista Diego Fusaro abbiamo parlato di omologazione.

“È un tratto che caratterizza l’umanità da sempre – spiega Fusaro già nel Convivio, Dante Alighieri poteva paragonare gli umani a un branco di pecoroni che si adeguano passivamente agli stili di vita e di pensiero dominanti“».
Eppure questa propensione a far parte del “gregge” sembra essere una peculiarità proprio dell’uomo moderno. Qui il primo paradosso: gli anni che seguono l’epoca dei totalitarismi, quelli in cui ci si aspetterebbe un maggior rifiuto dell’omologazione, per di più così estrema, danno invece origine a una “fuga generalizzata verso il conformismo” che getterà le basi dell’odierna, e omologata, civiltà dei consumi.
Una civiltà, quella descritta da Fusaro, in cui si realizza un secondo grande paradosso, il paradosso che trova realizzazione in quella che Simmel definì la tirannia della moda: “La moda per un verso – chiarisce il filosofo – promette a ciascuno una individualità inimitabile, perché se segui la moda sarai pienamente diverso da tutti gli altri; al contempo però rivolge questa esortazione indistintamente a tutti, facendoci quindi precipitare in un nuovo conformismo di massa”.

È naturale chiedersi, allora, se si tratti di un ‘istinto’ all’omologazione, insito nell’essenza stessa dell’essere umano, o se, piuttosto, si tratti di una scelta di comodità, di protezione, di adattamento alle nuove tecnologie che tanto ci facilitano la vita.
Secondo Fusaro si tratta di una vera e propria “pulsione all’adattamento” e del resto fa notare, non tutti gli adattamenti sono negativi. Alcuni anzi, sono necessari poiché sono quelli che ci permettono di vivere insieme all’interno di una comunità. “L’adattamento, dunque, diventa un problema quando supera la soglia del vivere comune e sfocia nell’alienazione, nella perdita del sé”.

Spesso, e qui un terzo paradosso, anche la protesta e l’antagonismo diventano omologazione, quella che Heidegger chiamò dittatura del si: “il si impersonale: si dice, si fa, si pensa, si crede, in cui nessuno è sé stesso e ciascuno è gli altri” e nel quale appunto, “si protesta” in modi che finiscono per essere preordinati e che non si oppongono mai veramente a qualcosa.

Come vivere allora in maniera davvero ostinata e contraria?
Come essere veramente antagonisti?
È necessario, conclude Fusaro, “imparare a distinguere il gregge, quale omologazione che annulla l’individualità, dalla comunità, un gruppo coeso che condivide e sposa dei valori, ma in cui le individualità non spariscono”.

Vi invito a seguire il video sopra per intero, e a formare ognuno le proprie riflessioni.
Grazie per la vostra attenzione.

Fabio Duranti