L’autore di Da molto lontano è intervenuto ad Affari di Libri con Mariagloria Fontana.

Nel corso della diretta di oggi di “Un giorno speciale” con Francesco Vergovich è stato ospitato all’interno di “Affari di Libri“, rubrica settimanale di Mariagloria Fontana dedicata alle novità editoriali, Roberto Costantini, autore del romanzo noir “Da molto lontano“. Sul sesto romanzo che vede protagonista, ancora una volta, il commissario di polizia Michele Balestrieri, non proprio “un alter ego“, come specifica lo stesso scrittore, “viste le caratteristiche di Balestrieri che, diciamo, non sono proprio neutre. Per proteggermi proprio da questo, ho creato un fratello ‘buono e corretto’ del protagonista, Alberto. Michele Balestrieri è la parte scorretta di ciascuno di noi, quello che segretamente uno vorrebbe essere ma che, pubblicamente, non può, al contrario del personaggio che, invece, lo è pubblicamente.”

Sul raffronto tra il personaggio nato dalla penna di Costantini e il Dylan Dog di Tiziano Sclavi, lo scrittore ha dichiarato che “è un paragone molto centrato. Michele Balestrieri è tante cose che ho disegnato volutamente come negative: verso le donne non è solo un seduttore, è un disprezzatore, in ambito lavorativo non svolge esattamente la propria attività con il criterio dell’onesto lavoratore, tuttavia ha dentro di sé quella cosa positiva che, invece ognuno di noi ha perso, che è il non dire bugie. Questo colpisce l’anima dei lettori perché, mentre noi leggiamo, sappiamo che noi qualche bugia l’abbiamo detta nel corso della nostra vita.”

Alla domanda della Fontana su un personaggio del secondo scenario aperto in “Da molto lontano“, che ricorda vagamente Silvio Berlusconi, Roberto Costantini ha risposto che, quando descrive quel tipo di personaggi, “cerco di farlo con una sufficiente approssimazione, lasciando ai lettori la possibilità d’immaginare che siano più simili a quello piuttosto che a quell’altro, però cerco di fare in modo che il lettore ne assimili qualcuno comunque. Credo che i lettori si trovino meglio quando sono dentro un libro e riescono, in qualche modo, a collegare i personaggi che leggono a qualcosa o a qualcuno di reale. Sullo sfondo dei Mondiali di calcio del 1990 all’interno del libro, dico che niente come il calcio, in questo paese e nel mondo in generale, riesce a darti immediatamente la sensazione di essere dentro a qualcosa. In ognuno dei miei libri c’è un Mondiale di calcio”.

La casa di Balestrieri è alla Garbatella, perché risponde al suo animo, che è molto popolare” ha proseguito ancora l’autore e, sul rapporto tra lo scrittore e la costruzione dei ruoli femminili in “Da molto lontano”, ha detto: “La questione fondamentale di Balestrieri, personaggio sicuramente atipico nel panorama italiano in senso estremo, è quella della famiglia, che il problema fondamentale per qualunque italiano medio. Balestrieri alla fine è un ragazzo a cui viene distrutta la famiglia, e lui passa la sua vita nel tentativo, da un lato, di fare cose estreme per allontanarsi da questo dolore, e dall’altro, sottilmente (i miei libri si svolgono nell’arco di 60 anni), di ricomporre la famiglia. Le donne sono una componente di questo: nella sua età giovanile, quando il dolore gli è molto vicino, le donne le disprezza, poi, man mano che il tempo passa, dove si cominciano a vedere le cose ‘da molto lontano’, certe cose assumono una piega diversa e le donne, quindi, cominciano ad acquisire una funzione diversa.

Questo è un libro provocatorio” ha sottolineato Costantini “dove lui si accorge che le donne stanno cambiando, e i tre personaggi femminili principali sono caratterizzati da una forte indipendenza“.

E, sulla scia della domanda della Fontana sull’ultima apparizione di Balestrieri nei romanzi della saga letteraria di Costantini, l’autore di “Da molto lontano” ha concluso il suo intervento, rispondendo che “senza svelare troppo il finale del mio ultimo libro, in generale posso dire questo: è importante che uno scrittore, a beneficio dei lettori, scriva quando ha voglia di scrivere, altrimenti lo fai male. Questo è un momento in cui credo che Balestrieri vada messo in panchina (non l’ho fatto morire) e, quando sentirò che quel personaggio ha da dire qualcosa ai suoi lettori, tornerà sicuramente. Se non me lo dirà, non tornerà.