Se è vero che ogni promessa è un debito, la Lazio ha un conto in rosso. Profondo rosso. Acciuffa all’ultimo amen un pareggio, quando la messa sembrava finita, il calcio è anche questo, non c’è molta spiegazione tecnica o tattica, è come un gratta e vinci che sempre ti frega e ogni tanto ti premia. Il Milan aveva in mano la vittoria, su autogol d’accordo, ma con una prova dignitosa e saggia, considerate le assenze e il famoso fattore campo che, ormai non vale più se non nelle chiacchiere di giornalisti e tifosi.

Sta di fatto che la Lazio non è ancora una cosa vera, se non seria. Ha ribadito il gioco lezioso, il ritmo lento, una personalità latente, se non assente, ha permesso al mezzo Milan di crescere e prendere sangue e coscienza che la partita fosse aperta. Ci risiamo, la squadra di Inzaghi promette e non mantiene, brucia la possibilità di asciugare la propria classifica, tradita in parte da Milinkovic Savic che, dopo un avvio di fuoco si è guardato allo specchio ritenendosi il migliore di tutti e dunque indisponendo compagni e allenatore che lo ha richiamato in doccia prima della fine. Un punto prezioso se si pensa alla Roma che sta peggio del peggio ma un punto di sapore acido se si ripensa all’occasione persa contro un Milan senza Higuain e con molti altri in cassa mutua.

L’uscita di Luis Alberto è stata inspiegabile, visto il rendimento fino a quel punto, del ragazzo, diverso dalle solite prove opache mentre la staffetta del ballerino classico Milinkovic Savic è stata sacrosanta. E’ vero che la Lazio ha perso qualità ma ha acquistato velocità ma il centrocampo si è slacciato e Inzaghi ha rischiato di cadere in piedi.  Nell’arrembaggio finale ha trovato quell’anima smarrita per gran parte dell’incontro. Restano le perplessità, restano i dubbi, resta l’interrogativo su che cosa voglia fare questa squadra da grande. Non cresce, viaggia nei limiti consentiti, non va mai in corsia di sorpasso.

Di contro, il Milan di Gattuso raccoglie quello che può e deve, Donnarumma offre due parate importanti, Kessie e Bakayoko giocano da signori, Cutrone schiuma rabbia, il resto galleggia ma basta e avanza quando si affrontano avversari presuntuosi o vuoti. Per i rossoneri vale lo stesso verdetto: non hanno ancora fatto intendere quanto effettivamente valgano. Per fortuna, nel totale di giornata, si è fermato, a sorpresa, anche il Napoli e questo fa molta più notizia ma meglio sarebbe non occuparsi dei fatti altrui.

Tony Damascelli