Leggiamo su Il Giornale che l’Unione Europea prepara la patrimoniale Green. L’idea, proposta dalla Danimarca, presidente di turno, punta al via libera per accise crescenti su elettricità e carburanti. Così scrive Il Giornale.

Think tanks e dominio simbolico

I serbatoi di pensiero, detti in inglese think tanks, deputati a veicolare e a rinsaldare l’egemonia neoliberale e il dominio simbolico dei gruppi dirigenti, non soltanto propagano gli schemi di pensiero della globalizzazione turbocapitalistica come unico modello percorribile, con annessa demonizzazione di ogni alternativa, perciò stesso rubricata alla voce totalitarismo.

Colpa e responsabilizzazione indotta

Oltre a ciò, e in funzione di ciò, essi diffondono scientificamente il senso di colpa presso la popolazione. La fanno apparire responsabile per le malefatte che dipendono dal sistema capitalistico, e che però vengono indebitamente presentate come l’effetto di una condotta inadeguata di tutti e di ciascuno. Più precisamente, si fa credere ai soggetti che subiscono la crisi ambientale e l’offensiva neoliberale di aver contribuito a produrla e, anzi, di esserne i responsabili primari.

Ecoansia e passività politica

Con le parole del Convivio di Dante, la piaga della fortuna suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata. In questo specifico ordine del discorso, una parte imprescindibile è svolta naturalmente dalla ecoansia indotta, ossia dal senso di colpa e dunque di debito introiettato dalle masse grazie alle prestazioni ipertrofiche dell’industria culturale e della società dello spettacolo. Sentendosi colpevoli per una situazione che, a dire il vero, non dipende da loro né quanto alle cause né quanto alle soluzioni, i soggetti sono indotti ad accettare passivamente e con spirito di resilienza ogni prescrizione posta in essere dall’eviatano verde in nome della climate governance, dell’amministrazione dell’ambiente e del clima.

Simbolismo, neolingua e accumulazione verde

Sotto questo profilo, il lemma ecoansia, alla stregua di resilienza, di permacrisi e di austerità, figura come una parola chiave della neolingua liberista e del vocabolario della dominazione capitalistica. Acquistare auto elettriche, spostarsi in bicicletta, diventare vegetariani o installare pannelli solari sono sostanzialmente gesti simbolici, buoni a sgravare magari l’individuo dal senso di colpa indotto dall’ordine discorsivo, o a fargli guadagnare un senso di presunta superiorità per il proprio lifestyle all’altezza dei tempi. La realtà è che, se vogliamo davvero difendere l’ambiente e combattere il cambiamento climatico, dobbiamo uscire dal modello capitalistico, non certo cambiare il nostro stile di vita individuale, come invece l’arresonneo liberale vuole indurci a fare: in astratto per difendere l’ambiente, in concreto per generare una nuova ondata di accumulazione verde del capitale, a beneficio, more solito, dei gruppi dominanti.