La proposta della Fondazione Einaudi riaccende il confronto: depositato in Cassazione un disegno di legge di iniziativa popolare per ripristinare integralmente l’immunità dei parlamentari. Il senatore leghista Claudio Borghi sostiene l’iniziativa: “Basta con un potere giudiziario fuori da ogni controllo democratico”.

Petizione in Cassazione: il ritorno dell’articolo 68

La Fondazione Luigi Einaudi, insieme ad altre realtà civiche come L’Europeista e i Radicali, ha depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per il ripristino integrale dell’immunità parlamentare, così com’era prima della riforma del 1993. L’obiettivo è chiaro: “Tutelare la funzione legislativa da interferenze indebite”. Un messaggio ripreso con forza anche dal senatore Claudio Borghi (Lega), tra i primi sostenitori politici della proposta: “Non è una battaglia per proteggere i parlamentari corrotti, ma per impedire che la sovranità popolare venga esautorata da una magistratura autoreferenziale”.

“Così la magistratura ha svuotato il potere del Parlamento”

Secondo Borghi, il sistema attuale ha rotto l’equilibrio tra i poteri dello Stato. “Dopo Mani Pulite si è rotto l’argine tra politica e magistratura”, ha spiegato ai microfoni di Lavori in Corso, “e oggi abbiamo un CSM che, essendo per due terzi formato da magistrati, può tranquillamente ignorare qualsiasi richiesta di riforma proveniente dal Parlamento. Questo non esiste in nessun altro Paese occidentale”. Il punto, per Borghi, non è l’indipendenza della magistratura, “che è sacrosanta, ma l’autoreferenzialità, che mina la democrazia”.

“L’immunità difende le minoranze e la volontà popolare”

Uno degli argomenti più forti nella difesa dell’immunità è la tutela delle minoranze parlamentari. “L’immunità è una garanzia per chi si oppone, per chi non ha la forza dei numeri”, ha sottolineato Borghi. Ma l’insidia, secondo lui, non arriva tanto da una maggioranza autoritaria quanto da un potere giudiziario fuori controllo: “Il vero rischio è una maggioranza non eletta che orienta la politica usando le inchieste come grimaldello. È successo negli ultimi 30 anni”.

Un Parlamento più debole significa meno democrazia

Borghi mette in guardia da una deriva pericolosa per la rappresentanza democratica: “L’unico potere davvero sotto il controllo del cittadino è quello legislativo, perché i parlamentari li scegliamo noi”, ha ricordato. “Ma oggi quell’unico potere è il più debole di tutti: ridotto nel numero, svilito nelle competenze, esposto agli attacchi giudiziari”. Un Parlamento intimidito e marginale, aggiunge, “non può garantire nulla ai cittadini. È per questo che serve restituirgli forza e dignità”.