Parliamo di turismo. Il turismo in Italia non sta crescendo rapidamente come in altri Paesi europei. Secondo i dati del World Tourism Barometer delle Nazioni Unite, l’Italia si posiziona al sedicesimo posto nell’Unione Europea per la crescita del turismo internazionale, con un aumento del 3,5% nel 2025 rispetto al 2019, cioè prima del Covid.
Questo rallentamento è considerato fisiologico, dato che il Paese è già una delle mete turistiche più visitate al mondo, e il margine di crescita dell’Italia sotto il profilo turistico è giudicato limitato dagli osservatori internazionali.
L’Organizzazione mondiale del turismo
Sul fronte dei ricavi, l’Italia ha registrato una variazione positiva del +4%, confermando un consolidamento economico del settore turistico. Tuttavia, al di là della crescita registrata, ai fini di una vera analisi strategica in ottica forward-looking (cioè orientata al futuro) è necessario valutare anche i fattori di rischio.
L’Organizzazione Mondiale del Turismo segnala tre elementi critici per il 2025: la debolezza della crescita economica globale, l’aumento dei costi di viaggio e l’inasprimento delle tariffe. Inoltre, secondo una ricerca basata su interviste strutturate, un quarto degli intervistati prevede che le tensioni commerciali internazionali possano incidere negativamente sulla performance turistica. Da qui possiamo già trarre una valutazione: una quota significativa degli intervistati, orientata alla cautela e all’incertezza, lascia prevedere un possibile calo della domanda turistica.
Ma io pongo un’altra domanda: quanto è italiano e quanto è straniero il turismo in Italia? Perché, da alcuni dati, risulta che 9 milioni di italiani siano rimasti a casa. Se il settore turistico preoccupa, preoccupa ancor di più il fatto che molti italiani non abbiano più risorse per andare in vacanza. La verità è che l’inflazione è aumentata del 50% negli ultimi 30 anni, e ben il 20% di questo aumento si è concentrato negli ultimi tre anni. È importante capire che se il livello dei prezzi è cresciuto del 50% in 20 anni (ossia se qualcosa che prima costava 100 euro oggi ne costa 150) i salari non sono aumentati allo stesso ritmo. Non è cresciuto il tenore di vita delle persone.
Allora come mai, ad esempio, i prezzi in una città come Roma sono triplicati rispetto al periodo pre-Covid, sia negli alberghi sia nei ristoranti? Che tipo di clientela troviamo oggi in queste città turistiche? Troviamo ancora gli italiani, oppure ormai quasi esclusivamente stranieri?
E, infine, di che cosa ci dobbiamo davvero preoccupare?
Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi










