Gli equilibri economici potrebbero crollare da un momento all’altro. O lo hanno già fatto?

No, con Antonio Maria Rinaldi, ex europarlamentare ed economista, non stiamo parlando degli effetti dei dazi di Trump (ora in sospensione). Parliamo di un dibattito vecchio un paio di secoli: la logica del guadagno deregolamentato.
Guai a farne questione di bandiera, affinché sull’economia, e quindi sui nostri risparmi e sulla nostra capacità d’acquisto, non prevalga l’ideologia di adottare o il bianco o il nero senza ragionevoli sfumature. Si può essere d’accordo, da una parte, con una politica economica che dà libero spazio al guadagno e alla tutela della proprietà. Si può pensare pure, dall’altra, che quel guadagno non debba però danneggiare le potenzialità di qualcun altro. Per conciliare le eterne questioni di cui sopra bisogna stare attenti a non sottovalutare il banale, o almeno quello che in genere si pensa sia scontato. “L’Unione Europea persegue con estrema puntualità le dimensioni delle vongole, di quanti millimetri devono essere con riunioni fiume“, ci racconta Rinaldi con un’iperbole esplicativa. “Ma di ridisegnare l’ordine mondiale con dei presupposti di sostenibilità (perché sono saltati tutti gli equilibri) non se ne parla proprio“.
I dazi statunitensi
Se si vanno ad analizzare le ragioni per cui il Presidente degli States ha annunciato di voler applicare dazi monstre a tutto il mondo, o quasi, si scopre che il principale nemico degli USA è la Cina, che infatti, in linea teorica, è il Paese più tassato dalle tariffe di Trump. Questo perché, come spiegato in precedenza, l’obiettivo potrebbe essere quello di riequilibrare una bilancia commerciale che attualmente vede gli Stati Uniti come i “compratori” del mondo, mentre i cinesi sarebbero i “venditori”. Va da sé che, in economia, se compri di più di quel che vendi vai in deficit. Viene da chiedersi allora perché mai Trump non dovrebbe voler fare quelli che crede siano gli interessi del suo Paese (e meno quelli del globalismo). Le reazioni ai dazi, comunque, hanno visto uno stracciamento di vesti, singolare, di stampo dem per il crollo della borsa. Ma più che della borsa dei mercati, secondo Antonio Maria Rinaldi, bisognerebbe preoccuparsi delle proprie.
L’analisi in diretta
“La Cina ha un surplus delle partite correnti: esporta di più di quanto importa. Se andiamo a vedere il flusso di quanto ha esportato e di quanto ha importato, la differenza è di mille miliardi di dollari. Questi signori dal 2 di febbraio hanno svalutato del 12,5% il loro Yuan, roba da far accapponare alla pelle a qualsiasi testo di economia. Dal momento in cui il dollaro si è deprezzato nei confronti dell’euro, i cinesi hanno fatto esattamente la stessa cosa, quindi hanno manipolato il cambio. E non c’è nessuna regola che dica: tu non lo puoi fare perché sei concorrenza sleale!”.
“Non ci sono regole perché non sono stati fatti accordi in sostituzione dei precedenti, per il quale sarà sempre peggio. Ma vogliamo metterci tutti quanti intorno a un tavolo e ridisegnare regole da far rispettare a tutti quanti? Altrimenti è segnato che succede il caos totale. Noi in Europa saremo invasi da prodotti cinesi che non troveranno più l’allocazione negli Stati Uniti, perché con quei tassi costerà di più, e quindi la riverseranno su di noi”.