“È vero che il Parlamento europeo non conta nulla? Non proprio” ▷ L’analisi dell’avv. Milanese

Le elezioni europee dividono e non conquistano il voto di molti, stanchi e delusi dalle politiche dell’UE.
Quello che però si conquisterà col non voto è, inevitabilmente, una minore rappresentanza e una minore, dunque, possibilità che i temi del popolo vengano portati nelle aule del decidere. La promessa di chi si astiene non è ben chiara nel risultato. “Così legittimiamo”, dice qualcuno. Ma basta guardare l’affluenza nelle ultime elezioni europee per capire che l’approccio potrebbe non ottenere il risultato sperato. Così spiega l’avv. Olga Milanese in diretta ai nostri microfoni. Nel 2014 votarono alle elezioni il 42,6% dei cittadini europei, “non mi pare che l’Europa sia caduta per questo“. Nel 2019 l’affluenza fu del 50,6%. Risultato? Alle prime ci andò Juncker al comando, mentre alle successive von der Leyen.

Tra chi non vota circolano anche notizie secondo cui un’affluenza bassa possa mettere in discussione l’elezione, il che non è però previsto da nessun articolo. Un altro dubbio è su quanto in realtà abbia potere il Parlamento rispetto alla Commissione.
Vero che la Commissione fa le proposte di leggi, ma il Parlamento le approva. Se non c’è un accordo la proposta non passa.
E’ fondamentale che al parlamento ci siano deputati in difesa dei diritti umani e bloccare emendamenti contro di questi.
Il Parlamento può fare mozioni di sfiducia e inchieste per quanto riguarda la gestione delle attività unionali. Non è vero che non ci sono poteri. E poi, del resto, non c’è nessun alternativa al voto
“.