La nuova uscita dell’Università di Trento è l’apice del femminismo tossico in una società demenziale

All’Università di Trento hanno avuto la grande e brillante pensata di introdurre quello che viene definito il femminile sovraesteso. In sostanza, con la scusa della lotta contro tutte le discriminazioni, hanno introdotto una nuova discriminazione, sia pure di segno opposto. Infatti all’Università di Trento si parlerà genericamente di professoresse e di decane, declinando al femminile i titoli anche per gli individui di sesso maschile.

Il mondo al contrario di cui siamo, nostro malgrado abitatori, continua a esibirsi in tutto il suo splendore e rivela che il tramonto dell’Occidente, messo a tema da Oswald Spengler, si sta dispiegando in forme niente affatto serie, ma palesemente ridicole e grottesche. Oltretutto, ciò dimostra una volta di più quanto andiamo dicendo da tempo in memore. Il femminismo, così come viene oggi concepito e praticato, non è altro se non un maschilismo di segno opposto.

Proprio come un cubo rovesciato resta pur sempre un cubo. La discriminazione contro le donne si rovescia in tal guisa in una discriminazione contro gli uomini, ugualmente sbagliata, ugualmente deprecabile, ugualmente degna di essere combattuta. Il giusto femminismo sarebbe quello che si battesse a ciò che donne e uomini avessero pari dignità e pari riconoscimento.

Il femminismo tossico contemporaneo è invece quello che si batte per decretare e far valere la superiorità del femminile sul maschile. dunque non fa altro che continuare il maschilismo in forma opposta. La chiamano a tambur battente società inclusiva e come tale la celebrano in ogni luogo e in ogni tempo.

Ma ogni giorno di più appare una società demenziale, una società demenziale che, in nome della lotta contro tutte le discriminazioni, pone in essere nuove orribili discriminazioni. Oltre a ciò, non si obblì l’altra questione fondamentale. La società alienata si batte contro tutte le discriminazioni che non siano quelle economiche, le quali anzi vengono favorite e potenziate ogni giorno di più, in nome della libertà dei mercati, in nome della capacità del capitale di valorizzare se stesso.

La società dell’arcobaleno nasconde dietro la policromia dei capricci e delle battaglie fintamente inclusive il grigio della società alienata dalle asimmetrie sempre crescenti. Finge di cercare la giustizia proprio quando non fa altro che rinsaldare le ingiustizie coessenziali all’ordine turbocapitalistico, ingiustizie che sono, ovviamente, di tipo sociale ed economico. Il nostro tempo ha abdicato all’idea della rivoluzione sociale e politica e si è consegnato alle ridicole rivoluzioni linguistiche, alle patetiche insurrezioni dell’asterisco e ancora alle caricaturali rivolte dello schwa.

La nostra società fa di tutto per dirottare lo sguardo rispetto alla contraddizione principale, che ovviamente è la contraddizione sociale ed economica a suo tempo messa in evidenza da Marx e dalla sua scuola. Detta contraddizione non è accidentale, ma è il fondamento stesso della società capitalistica, che altro non è se non la società basata sull’accumulo immane di merci e sul rapporto di signorie e servitù fondato sulla diversificazione delle funzioni sociali. Servi e signori esistono oggi proprio grazie alla relazione capitalistica che contrappone coloro i quali hanno tutto a coloro i quali hanno sempre meno.

La sinistra stessa, come sappiamo, è già da tempo diventata sinistrash dell’arcobaleno, nemica di Marx e delle classi lavoratrici. L’immagine che meglio ne identifica l’essenza ingloriosa è quella di Che Guevara con il rossetto.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro