Sit-in del PD alla Rai? Era un’operazione di propaganda del Partito Democratico, altro che libertà

Voglio tornare sul tema del sit-in organizzato dal PD fuori la sede del Rai. Abbiamo già spiegato quanto surreale sia il fatto che il Partito Democratico parli di mancanza di pluralismo in Rai, parli di una Rai lottizzata e politicizzata.

In pratica quelli del Partito Democratico accusano il governo Meloni di fare esattamente da alcuni mesi quello che loro hanno fatto negli ultimi 20 anni. Ma io queste cose le ho volute dire in faccia agli attivisti del PD riuniti sotto la RAI. Ho voluto ricordare loro e l’ho fatto presentandomi con un megafono durante il loro sit-in.

Ho voluto ricordare che quella che loro oggi chiamano Rai Meloni, fino a quattro mesi prima dell’insediamento del governo attuale la chiamavano Rai Dem. Addirittura Palazzo Chigi fece sapere che tutto quello che accadeva in Rai in quel periodo era esattamente il riflesso di quello che accadeva al congresso del PD.
Bene, io queste cose le sono andate a dire di persona agli attivisti PD, dato che mi sembrava di aver capito che si trattasse di un sito aperto a tutti i giornalisti che volevano denunciare la mancanza di pluralismo in RAI, il bavaglio all’informazione, la mancanza di una vera e propria libertà di stampa.

Io sono perfettamente convinto che in RAI manchi il pluralismo, che la RAI sia politicizzata, che molti temi subiscono il bavaglio. Il problema è che non avevo capito che non potevo raccontare queste cose fuori a quel sit-in, perché non era un sit-in a favore della libera informazione, era un’operazione di propaganda a favore del Partito Democratico. quindi avrei potuto denunciare la mancanza di pluralismo in Rai soltanto accusando però il governo Meloni.

Non dovevo assolutamente accennare a quello che hanno sempre fatto quelli del Partito Democratico all’interno della TV di Stato. Potevo denunciare la mancanza di informazione su determinati temi purché non andavo però contro quelle che erano le idee imposte, il pensiero unico imposto dal PD, quindi dovevo partecipare ad un’operazione di propaganda se volevo dire la mia.
Invece io ho provato a fare il contrario, ho provato a con un megafono a raccontare quanto fossero ridicoli gli attivisti e i politici del Partito Democratico a volersi intestare una battaglia come quella della libertà di informazione nella TV di Stato. Sono stato insultato, sono stato ho aggredito, hanno provato a strapparmi il microfono, questo lo hanno provato a fare quelli che erano lì contro la censura, quelli che erano lì in favore, a loro dire, della libertà di informazione.

E poi, come se non bastasse, dopo che, come avrete visto nelle immagini e in video, avrete visto dalla pillola radio di ieri gli stessi che hanno provato ad aggredirmi, gli stessi che hanno provato a togliermi il megafono, gli stessi che provavano a zittirmi mi hanno poi dato del fascista. Veramente “Il mondo al contrario” per citare il titolo di un libro famoso negli ultimi tempi.

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