La Germania in recessione lancia segnali incontrovertibili all’UE: il “tutti insieme forti” perde colpi

Nel panorama economico europeo emerge uno scenario di contrasti tra l’Italia, la Francia e la Germania che ci porta a fare delle riflessioni sulle antiche polis, sulle antiche città greche che erano in contrasto tra di loro. Infatti, se la Francia e la Germania stanno affrontando un periodo di difficoltà economica, l’Italia invece ha recentemente registrato un periodo di relativa espansione dell’attività economica dopo mesi di rallentamento, grazie soprattutto all’espansione dei servizi. Insomma, mentre la Francia e la Germania rimangono delle nazioni in profonda crisi, e l’economia tedesca ufficialmente è ormai in recessione, la situazione italiana è diversa e sembra mostrare dei segnali di ripresa.

Tuttavia, la tensione economica si riflette anche dal lato fiscale, perché la Francia e la Germania devono affrontare dei tagli alla spesa pubblica ora per affrontare il cosiddetto deficit. La Germania in particolare ha visto le proprie imprese delocalizzarsi. E dove? In modo massiccio verso gli Stati Uniti, attratte dagli incentivi dall’amministrazione di Joe Biden. Insomma, mentre Parigi e Berlino si dibattono tra tagli di spesa e tensioni politiche interne, l’Italia sembrerebbe in questo momento avere una posizione più stabile, sostenuta da misure, diciamo, mirate a sostenere il reddito delle famiglie e il pubblico impiego, nonostante i timori soliti legati all’aumento degli interessi sul debito.

Insomma, la strada è ancora molto lunga, tuttavia la direzione sembrerebbe essere chiara.
L’attenzione deve rimanere focalizzata sulla stabilità finanziaria e sulla crescita economica per garantire un futuro solido per tutti.
Ma è possibile? È realistico? A mio parere no.

Non credo che questo tipo di Unione Europea possa continuare a lungo perché presto verranno alla luce le profonde differenze che io denuncio da anni. Differenze di lingua, ma soprattutto differenze di cultura, di filosofia, di politica interna, che si stanno trasformando in differenze di politica estera, in differenze su tutti gli aspetti economici, tolto l’unico motivo per cui già alla fine degli anni ’90 si disse che nasceva questo tipo di Unione Europea. Una moneta, una moneta senza Stato.

Ma basta una moneta senza Stato per salvare gli Stati? A mio parere non basterà.
E la prima alla quale non basterà sarà proprio la Germania.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’economia umanistica con Valerio Malvezzi