Dopo 20 anni il ricordo di Marco Pantani è ancora vivo nel cuore di molti italiani e sicuramente di tutti coloro che amano il ciclismo nel mondo. “Bisogna riconoscere a Pantani che aveva riportato le grandi attese, il grande interesse che c’era stato in particolar modo ai tempi di Coppi e Bartali e subito dopo, quindi era veramente stato un grande protagonista. Per anni il ciclismo era stato confinato, non era più sport nazionale, in quel periodo lo è tornato”. Questo il ricordo di Franco Melli.
Furio Focolari risponde a chi ancora dopo tanti anni apostrofa Marco Pantani come “dopato”: “Il ciclismo di allora aveva delle regole che prevedevano la possibilità di avere l’ematocrito al 50,01%. Era praticamente una forma di doping istituzionale perché era permesso… Tieni presente che l’ematocrito normale non è di 50,1%, è molto meno, quindi loro potevano aumentare il sangue, l’ossigeno nel sangue, fino a quella soglia, ma era uguale per tutti. Non è che Pantani ha imbrogliato. Armstrong ha imbrogliato, infatti gli hanno tolto tutto, a Pantani non gli hanno tolto niente“.
Stefano Agresti ricorda le vittorie di Pantani: “Ha coinvolto emotivamente tutti. Al di là del fatto che è l’ultimo corridore, l’ultimo ciclista ad aver realizzato nel 1998 la doppietta Giro-Tour. Conta molto come vinci però per entrare nel cuore della gente, non conta soltanto quanto vinci ma conta anche come vinci perché ci sono dei degli atleti che hanno vinto moltissimo e che sono riconosciuti come campioni ma non hanno emozionato come magari ha emozionato qualcuno che ha vinto un po’ di meno ma che ha vinto trascinando le folle. Pantani era uno di questi”. Stefano Agresti