La nuova eco-battaglia di Fulco Pratesi la dice lunga sul grande tranello del cambiamento climatico

Sta facendo assai discutere, anche con una lieve nota di divertimento, la vicenda surreale di Fulco Pratesi, lo storico fondatore del WWF in Italia nel 1966. Ebbene, ora Fulco Pratesi pare impegnato in una nuova battaglia che, a dire il vero, risulta davvero singolare. La battaglia consiste nel lavarsi il meno possibile e nel tirare il meno possibile l’acqua dello sciacquone per difendere l’ambiente.

Apprendiamo questa notizia dai principali quotidiani, ad esempio dal Fatto Quotidiano che ampio spazio ha dedicato alla vicenda. In diverse interviste da lui stesso rilasciate, in effetti, Fulco Pratesi dice orgogliosamente di farsi la doccia il meno possibile, di cambiarsi assai sporadicamente la biancheria intima e, come ricordavo poc’anzi, di tirare il meno possibile l’acqua dello sciacquone. Fulco Pratesi rivendica con orgoglio tutto questo, asserendo che in tal guisa si difende l’ambiente a rischio per via del nefasto intervento dell’uomo. Anche in Svizzera qualche tempo addietro, forse ne avrete memoria, un ministro aveva suggerito di farsi la doccia in due per risparmiare l’acqua e per difendere alla stessa maniera l’ambiente. Ora, la vicenda di Fulco Pratesi, al di là dell’aspetto irresistibilmente comico, e lo dico comunque con il massimo rispetto, mi pare significativa ed emblematica soprattutto per via di un aspetto.

L’ordine neoliberale dominante è specializzato sempre e comunque nel far sentire in colpa i soggetti per catastrofi che non dipendono da loro, ma dallo stesso sistema dominante. Con la crisi finanziaria divampata nel 2007 a partire dai mutui subprime ci sono riusciti in modo esemplare. Hanno infatti indotto le persone a ritenere realmente che dipendesse dal loro essere vissute al di sopra delle proprie possibilità il fatto che fosse scoppiata una crisi che in realtà dipendeva dalle truffe e dalle malefatte della finanza e delle banche. In tal guisa poi sono riusciti a far sì che fossero le persone a pagare per la crisi, grazie alle politiche di austerità depressiva e di taglio alla spesa pubblica propugnate da quelle che già da tempo chiamo gli austerici. Ebbene, adesso stanno facendo lo stesso in tema ambientale. Fanno credere che dipenda dai singoli individui l’emergenza ambientale, che in realtà dipende integralmente dallo sfruttamento estremo dell’ambiente a opera della ragione capitalistica, dei grandi gruppi e dello stesso sistema finanziario di qui sopra.

Anche in questo caso fanno credere che spetti poi ai singoli individui risolvere il problema che avrebbero causato con l’austerità depressiva in ambito finanziario e con l’austerità esistenziale in ambito ambientale. Insomma, l’ennesimo capolavoro della raison neoliberale che produce malefatte di ogni genere, poi convince i soggetti di essere loro stessi responsabili di quelle malefatte e, dulcis in fundo, presenta loro il conto per malefatte che in realtà non dipendono da loro. Il trionfo della raison neoliberale, dicevo, che tuttavia viene assunta per buona dalla maggior parte della popolazione che diventa così in qualche modo passiva apologeta dell’ordine esistente. Il sistema vince due volte nella misura in cui combina impunemente le proprie malefatte e fa sì che gli individui si sentano responsabili di quelle malefatte e siano disposti a subirne le conseguenze pagando in prima persona il conto di suddette malefatte.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro