Indi Gregory è morta, Meotti: “Al fondo della decisione inglese c’è un principio agghiacciante”

La vicenda di Indi Gregory ha a che fare con un principio di decostruzione dell’umano. Cosa è successo a questa bambina di 8 mesi? Dopo ore e ore di agonia tra la vita e la morte, nel suo ‘migliore interesse’, così è stato detto, è stata soppressa. Assieme a Francesco Borgonovo, al riguardo è intervenuto in diretta Giulio Meotti, giornalista e scrittore, definendo il caso terribile.
Su questi temi e casi radicali le coscienze si dividono, tuttavia dovremmo essere d’accordo su un principio comune: l’infanticidio è stato praticato a lungo nella storia. Si pensi in Groenlandia o a Sparta, gettavano i bambini da cima a una collina. Fu utilizzato da grandi filosofi tipo Platone, Aristotele, poi per 2mila anni è diventato tabù, nel senso che si è sempre pensato che lo Stato non potesse disporre della vita dei bambini anche disabili e anche quando sono in una condizione di irreversibilità, come dicono i giudici insieme ai medici e quant’altro.

Questa decisione drammatica secondo me è un po’ una rottura antropologica: siamo di fronte a quei casi in cui non è la vita di un adulto cosciente che decide di andare in Svizzera o di godere di leggi libertarie sull’eutanasia, qui parliamo di una famiglia che chiedeva di poter portare la loro bambina in Italia e di provare a darle una cura alternativa, non avrebbe funzionato? Possibile, ma perché sostituirsi alla patria potestà? Questa è la domanda terribile, secondo me al fondo c’è un principio, perché ho citato l’infanticidio, un principio di utilitarismo radicale e a mio avviso un po’ agghiacciante.