Zelensky chiede, l’Italia concede: pronto l’ennesimo invio di armi

Il buon medico sa bene che se una cura non funziona e anzi produce effetti negativi, non si tratta di rincarare la dose ma di cambiare terapia. Eppure questa ovvia banalità pare sideralmente lontana dall’immaginario dei politici di un’Europa sempre più priva di dignità e sempre più sottomessa alle politiche imperialistiche di Washington. Del resto è una storia ben nota.
L’Unione Europea produce miseria e indebolimento delle classi lavoratrici e dei ceti medi e in tutta risposta gli araldi dell’ordine liberale dicono che ci vuole più Europa.

Ancora, il libero mercato fa rima con asimmetrie e con perdita dei diritti. E gli alfieri del libero mercato ripetono che per ovviare a questo deficit ci vuole più libero mercato. Questo stesso teorema vale anche in relazione alla guerra ucraina, ove l’invio di armi all’Ucraina e le sanzioni inutili alla Russia stanno producendo effetti catastrofici per l’Europa tutta. E gli araldi dell’imperialismo made in USA ripetono allora che ci vogliono più armi all’Ucraina e più sanzioni alla Russia. E così adesso, lungo questa rotta tragicomica, il governo italiano sta preparando un nuovo pacchetto di invio di armi all’Ucraina del guitto Zelensky, attore Nato con la N maiuscola, prodotto in vitro di Washington, se non di Hollywood.

Come del resto, il governo italiano, in buona compagnia con la maggior parte dei governi europei, sta continuando a fare pacchetti di sanzioni contro la Russia. Insomma, siamo alle solite. Continuano, appunto, in una cura che con tutta evidenza non produce alcun effetto se non negativo. La Russia di Putin, infatti, non sembra affatto piegata dalle sanzioni europee, che invece stanno palesemente piegando l’Europa. Come non mi stanco di ripetere ormai da tempo, si tratta del primo caso nella storia umana di sanzioni che danneggiano il sanzionante e non il sanzionato. Solo un connubio letale di fanatismo e di cecità può portare a scelte di questo genere, oltre naturalmente al fatto che chi le prende deve essere evidentemente costretto a farlo da qualcuno che, in alto, glielo impone.

E questo qualcuno, ovviamente, nel caso specifico, non può che essere Washington, che non è affatto un alleato dell’Europa, ma ne è invece il padrone. Il presupposto primissimo acciocché si desse a un rapporto di alleanza sarebbe infatti quello della pari dignità delle parti in causa, ma non è così nel caso specifico se si considera che l’Europa obbedisce e Washington comanda.
Tutto il contrario, dunque, di un rapporto di alleanza e simile, invece, a un rapporto di signorie e servitù, per riprendere la nota figura hegeliana.

Tutto l’interesse, d’altro canto, Washington ha a indebolire l’Europa, a punirla per i suoi precedenti rapporti più o meno buoni con la Russia di Putin, e soprattutto a renderla sempre più dipendente da Washington stessa, isolandola dal resto del mondo.
La situazione sotto questo profilo continua a essere tragica, senza però riuscire in alcun modo a essere seria.
In effetti possiamo ben dire che di questo passo l’Europa andrà immiserendosi sempre di più, il tutto per compiacere le politiche neoimperiali di Washington e per rimanere fedele a quella follia del globalismo neoliberale che sta producendo semplicemente miseria e impoverimento crescente per le classi lavoratrici e per i ceti medi di tutta Europa.

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