Lo Stato rischia l’autogol sulle tasse delle banche: il clamoroso scenario degli extraprofitti

Il governo ha dovuto fare i conti con la rabbia dei contribuenti, la derisione dell’Europa, le casse vuote a causa della tassa sugli extraprofitti delle banche. Probabilmente sarà sufficiente che nel 2024, durante l’approvazione del bilancio del 2023, una quota dell’utile pari ad almeno 2,5 volte l’imposta potenzialmente dovuta venga destinata a una riserva non distribuibile.
In quel caso, nelle casse dello Stato non arriverà per tasse nemmeno un centesimo. E questo è lo scenario più probabile secondo alcuni analisti, poiché una banca che sia forte patrimonialmente, o con utili elevati, non avrebbe problemi a distribuire dei dividendi e, allo stesso tempo, costituire la riserva diciamo “salva condotto”, anche utilizzando delle riserve o degli utili di anni precedenti.

E in questo caso un amministratore che decidesse di pagare la tassa sarebbe esposto a critiche degli azionisti per un comportamento probabilmente imprudente, che forse danneggerebbe la solidità patrimoniale della banca pur di distribuire dei dividendi.

Insomma, sembrerebbe che le banche abbiano messo il governo in una situazione non facile, dopo un asfissiante pressing mediatico che, come tutti sappiamo, è durato circa 30-40 giorni, in cui dai giornali abbiamo letto i peggiori stravolgimenti della realtà per raggiungere l’obiettivo di pagare meno tasse. E sono arrivate perfino a minacciare delle conseguenze sugli acquisti dei titoli di Stato.

Insomma, che cosa sta succedendo?
Sta succedendo che, come io avevo previsto, se si continua a parlare di finanza, se si pensa di aggiustare sempre le cose con la finanza, alla fine i nodi vengono al pettine. Non si può pensare di risolvere i problemi di un’economia che non funziona tirando fuori sempre i soldi con le magie, con le partite finanziarie. Perché l’economia si basa sulla produzione.

Sento dalla gente gli stessi discorsi in Piemonte, in Lazio, in Veneto, in tutte le parti d’Italia.
Si parla del fatto che ormai gli imprenditori si rendono conto di essere considerati delle macchine per pagare le tasse, che le banche sono una cosa staccata da loro. E adesso c’è addirittura un conflitto banche e Stato. Perché?
Perché la politica non vuole capire che dobbiamo tornare a sostenere le imprese.
Non è coi giochi e con le magie che si aggiustano le cose.

Malvezzi Quotidiani – L’Economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi