Il clamoroso dietrofront di Confindustria: ora contro il Pnrr, ma Bonomi due anni fa elogiava Draghi

Recentemente anche il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha criticato il Piano nazionale di ripresa e resilienza sostenendo che era sbagliato fin dall’inizio e che non ha fornito il potenziamento degli investimenti pubblici che avrebbe dovuto. Contrasta con le sue parole precedenti del 3 maggio 2021, quindi di oltre due anni fa, quando aveva elogiato la presentazione del PNNR da parte del Presidente del Consiglio di allora, Mario Draghi. Bonomi ha suggerito che la risposta potrebbe essere nel programma 4.0, che offre incentivi per gli investimenti privati in impianti e macchinari ad alta tecnologia digitale.

Tuttavia, ha sottolineato che il credito d’imposta per la transizione 4.0 è diminuito dal 50% al 20% da gennaio 2023, deludendo quindi le imprese che si erano abituate a ricevere un contributo ben più elevato, più del doppio. Bonomi ha chiesto ulteriori finanziamenti per la transizione al 4.0 e ha criticato gli obiettivi e i traguardi giudicati irrealizzabili dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, sottolineando che l’uso del credito d’imposta alle imprese è più rapido, efficace e poco costoso in termini di burocrazia. Bonomi ha chiesto un sostegno finanziario per le imprese associate a Confindustria, che sono rimaste senza fondi a causa della riduzione del credito d’imposta. E in conclusione, per Confindustria, la direzione del PNNR è la stessa, ma vorrebbe che venissero stanziati ulteriori fondi per la transizione 4.0 invece che finanziare dei progetti imposti da Bruxelles.

In realtà qui continuiamo a prendere un errore strategico: ritenere che le imprese debbano dipendere dal pubblico. Qui il problema è che noi togliamo risorse alle imprese attraverso le tasse, per creare dei fondi che poi diamo a Bruxelles, che decide come noi li dobbiamo spendere in altre cose. Così facendo noi distruggiamo le imprese italiane. Così facendo noi distruggiamo la finanza privata italiana, che è quella che fa reggere la finanza pubblica.