Alla fine è stato un governo di destra a inibire il 110%. La misura meglio conosciuta come Superbonus che in tre modi delegava gli investimenti edili ai privati si trova ora gambizzata di due cardini: cessione del credito e sconto in fattura. Le ragioni dell’esecutivo?
“Il Superbonus è costato a ogni singolo italiano circa 2mila euro, anche a un neonato o a chi una casa non ce l’ha. Non era gratuito, il debitore è il contribuente italiano” – spiega Giorgia Meloni nella sua rubrica social. “Se lasciassimo il superbonus così com’è, non avremmo i soldi per fare la finanziaria”.
Una giustificazione non chiarissima ai più. Neppure al filosofo Paolo Becchi che, in diretta a Lavori in Corso, spiega come il Governo starebbe guardando il dito e non la luna.
“Stiamo parlando non di costi dei cittadini ma di entrate dello Stato” – spiega il filosofo – “diciamo solo dei danni del bonus, ma non parliamo dei benefici e di tutte le maggiori entrate invece che lo Stato ha ottenuto tramite questo. Una volta che questa cosa te la ripetono all’infinito, finisci per vedere l’albero e non la foresta”
A questo punto Becchi riporta, come prova della tesi, la questione Eurostat. Infatti il direttore statistiche finanza pubblica di Eurostat, Luca Ascoli ha dichiarato lo scorso 14 febbraio che il superbonus “Non genera debito. Non vi è stato finora alcun impatto sul debito, né vi sarà”.
Ma allora qual è il vero problema? “Così vuole l’Europa: se vuoi stare lì, al governo, devi fare ciò che dice. Vuoi sopravvivere senza l’euro e sfruttare l’attività del credito? Non puoi. Ti devi beccare il MES. Allora a questo punto io preferirei non starci al governo piuttosto che sottostare a queste condizioni, essere servi e distruggere il proprio paese. Ma poi parlano dei costi del superbonus, e dopo mandano i caccia a sostegno della guerra? Quindi i soldi per le imprese italiane no e per le armi in Ucraina sì?”