Si è alzato un grandissimo polverone: è stato messo alla gogna mediatica il padre del tennista Djokovic, accusato di un video che circola dove lui è stato ritratto insieme a dei tifosi serbi che sventolavano bandiere della Russia. Addirittura una bandiera mostrava l’immagine di Putin, quindi tutta l’opinione pubblica occidentale nonché i media si sono scagliati contro il padre del tennista che ha vinto recentemente proprio l’Australian Open 2023.

Tutti contro il papà di Djokovic: l’ipocrisia del mondo dello sport, oltre al mondo mediatico. Addirittura una tennista ucraina ha definito “sconvolgente” quello che ha fatto il padre di Djokovic. Poi ha rincarato la dose dicendo di essere molto turbata da quanto avvenuto perché non importa chi sei, ma nessuno ha il diritto di sventolare quelle bandiere. Una tennista ucraina ci viene a dire che nessuno deve avere il diritto di sventolare una bandiera russa, perché la Russia è a suo dire protagonista di una guerra. Quindi immaginate cosa dovrebbe accadere a chi sventola le bandiere a stelle e strisce.

Ma andiamo avanti, perché gli attacchi sono stati unanimi. Ovviamente tutti hanno dovuto prendere le distanze dal padre di Djokovic. In pochi però si sono chiesti da cosa scaturisce questa solidarietà, questa vicinanza espressa dal popolo serbo. Perché lì il punto scaturisce dal fatto che la coalizione Nato – che sta muovendo le fila della guerra in Ucraina dopo averla resa inevitabile – è la stessa coalizione che la Serbia la bombardò senza pietà per 72 giorni, accanendosi in particolare sulla capitale Belgrado. Questo in favore del Kosovo, causando 5500 morti civili. Stiamo parlando anche di bambini, 5500 morti civili per quella che è stata l’operazione militare umanitaria della coalizione filo occidentale ma ovviamente, tra le righe, si legge USA. Quindi questo è quello che ha causato ai serbi la coalizione occidentale con delle ripercussioni successive a causa delle bombe all’uranio impoverito. Ripercussioni sulla salute dei cittadini e senza autorizzazione dell’ONU. Si sono in pratica comportati da aggressori, esattamente come additano Putin.

Hanno portato avanti un’operazione aggressiva di guerra senza autorizzazione dell’ONU. Gli americani e la NATO in quel caso si comportarono da aggressori e i serbi, in quel caso, da paese aggredito. Ma questo non si può dire.
Alcuni utilizzarono la guerra con i serbi nel Kosovo unicamente per i propri obiettivi imperialisti e costrinsero però la coalizione occidentale a guida Nato a prestarsi a quel gioco al massacro. I serbi lo sanno bene e nessuno di loro ha più strumenti per interpretare quello che sta succedendo oggi in Ucraina, che segue più o meno lo stesso filone. Si tratta sempre di provocazioni americane. Si tratta sempre di operazioni stay behind, dove gli Stati Uniti utilizzano gli estremisti locali: a loro non interessano realmente le operazioni umanitarie.

Ma la cosa assurda è che oggi pretendiamo che i serbi non esprimano solidarietà alla Russia, pretendiamo che i serbi non sventolino la bandiera russa e che anzi patteggino per chi in questo momento si trova in guerra, ma al fianco di quella coalizione filo-occidentale a guida NATO, quindi statunitense. La stessa che li ha massacrati.

La Matrix europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo