E’ tornato a farsi sentire – non che ne sentissimo la mancanza – il bardo cosmopolita Roberto Saviano, sceso dal suo sontuoso attico di Nuova York dopo aver deposto le titillevoli aragoste rosse e l’inebriante tartufo bianco. Il bardo cosmopolita ha tuonato contro il governo della destra bluette di Giorgia Meloni con le seguenti parole che traggo direttamente dalla sua pagina personale sul cinguettatore, detto Twitter: “Meloni mente, chiama le ONG ‘traghetti che fanno la spola con gli scafisti’. In dieci anni di inchieste non è mai emerso niente del genere. Le leggi contro le ONG tolgono osservatori dal Mediterraneo per permettere respingimenti illegali e mano libera alla Guardia costiera libica”.

Ebbene sì, ancora una volta il bardo cosmopolita si conferma voce allineata massima rispetto al discorso dominante della globalizzazione turbocapitalistica. Anzi, per essere più rigorosi, come già altra volta dicemmo, il bardo cosmopolita risulta il cantore ditirambico dei rapporti della globalizzazione turbo capitalistica. Ai quali rapporti egli fornisce le “superstrutture di giustificazione”, direbbe Gramsci. Del resto lo sappiamo piuttosto bene, le ONG si nascondono dietro la filantropia con cui dichiarano di agire per i diritti umani, la democrazia, i salvataggi delle vite. E in realtà sono semplicemente la maschera dietro la quale agisce il capitale, l’interesse del capitale transnazionale.

Le ONG, con buona pace di ciò che va ripetendo il bardo cosmopolita Saviano, richiedono dal basso e dalla società civile le conquiste di civiltà e diritti e valori che i signori del mondialismo stabiliscono dall’alto. E questi diritti, questi valori, queste conquiste, sono sempre solo quelli della global class competitivista, ideologicamente contrabbandati come universali abbattimento delle frontiere, rovesciamento degli Stati canaglia, cioè di tutti i governi non allineati col Nuovo ordine Mondiale washingtoniano, decostruzione dei pilastri dell’eticità borghese, creazione di uno spazio libero, di una free trade zone in cui possano scorrere liberamente le merci e le persone mercificate.
Insomma, le ONG si rivelano sempre di nuovo come un potente mezzo per aggirare, scavalcare le sovranità degli Stati nazionali e per attuare punto per punto il disegno globalista della classe dominante, in cerca del definitivo affrancamento dalla regolamentazione politica degli Stati sovrani nazionali come ultimi fortilizi delle democrazie. Ecco perché le ONG servono essenzialmente a scavalcare gli Stati sovrani nazionali per imporre la diversa prospettiva della cosmopolitizzazione dei rapporti e, più precisamente, della openness tipica del mercato. Ecco perché vi è bisogno di intellettuali come Roberto Saviano dal punto di vista del capitale: per giustificare ideologicamente i rapporti legati all’ordine dominante.

E’ per questo che, in tutta risposta, l’ordine capitalistico celebra a reti unificate Roberto Saviano come intellettuale di riferimento, perché pochi altri, meglio di lui, rispondono alle esigenze ideologiche del capitale, se non analizzate secondo lo schema che impone l’egemonia dominante del rapporto di forza egemonico. Le ONG stanno di fatto dalla parte del capitale, di cui tutelano l’interesse. Dicono di voler salvare i migranti, ma in realtà li portano in Occidente per tutelare i rapporti di forza dominanti, quindi braccia a basso costo, mediante le quali abbassare in generale i costi della forza lavoro. E poi, naturalmente, favorire lo scontro tra migranti e autoctoni, propiziato e celebrato dagli agenti della mondializzazione capitalistica. Ecco perché bisogna più che mai battersi contro il capitalismo.

RadioAttività, con Diego Fusaro