In Italia si è tornato a parlare in maniera importante di Me Too, il movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne nato sull’onda delle molestie denunciate da molte personalità del mondo dello spettacolo. Sulle notizie relative all’argomento si è espresso Fabio Duranti nel corso di “Un giorno Speciale“: “Parliamo di fatti di cronaca, ci sono persone che anche a distanza di decine di anni lamentano fatti accaduti nel passato, noi li possiamo criticare. Non possiamo fare distinzioni di genere nel commento. Da uomini dovremmo dire alle donne denunciate immediatamente, se lo fate dopo 20 anni significa che non vi è convenuto farlo in quel momento. Non è che se non fai l’attore sei morto, c’è chi ha denunciato e chi ha accettato”.
Alessandro Meluzzi relativamente al tema aggiunge dettagli citando ricerche svolte negli Stati Uniti: “Una ventina di anni fa è stata fatta una ricerca in ambienti psicanalitici americani sull’emersione di ricordi durante l’analisi di traumi di tipo sessuale. Da questa ricerca è emerso che nel 70% dei casi si trattava di falsi ricordi. La memoria non è un fatto neutrale, noi ricordiamo in modo dinamico, sulla base delle emozioni. Non è soltanto un problema di far venire fuori quello che era sepolto dall’oblio, ma in questo caso questa creatività è finalizzata all’ottenimento di un risultato. Quando c’è un onda lunga di popolarità diventare una abusata è un modo per andare in tv, per ottenere dei risarcimenti. Questo non vuol dire che gli abusi non ci siano, ma bisogna capire cosa accade dopo.”
Esiste anche un caso che lo stesso Meluzzi ha curato personalmente e che ha voluto raccontare ai microfoni di Radio Radio: “Ho difeso un pendolare che andava da Novara e Milano con una perizia psicologica. L’uomo è stato denunciato da una signora perché le guardava le gambe, il signore è stato condannato. Se qualcuno mi guarda insistentemente e io penso che sia uno sguardo molestante, è sufficiente la soggettività di chi viene molestato. Questo lo dice il diritto“.