Lo scontro Zaia-Crisanti è stato tra i più accesi dell’emergenza Covid che ha travolto l’Italia e il mondo dal 2020 in poi. Il primo governatore del Veneto, il secondo tra i microbiologi più in vista in Italia, i due si sono scontrati varie volte, soprattutto rispetto alle scelte del Veneto rispetto la gestione della pandemia. Il “modello Veneto”, di grande successo nel 2020, aveva pericolosamente rallentato negli anni successivi, diventando bersaglio delle critiche di Crisanti (che, nel 2021, era stato sostituito da Roberto Rigoli). Ora, Report rivela che, più che acrimonia, Zaia cercava di demolire il suo avversario: “Sono qua a rompermi i c… da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti!“, diceva il presidente del Veneto al telefono, nel 2021, non sapendo che il suo interlocutore era stato intercettato. Il servizio è firmato da Danilo Procaccianti. Zaia, al giornalista, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. L’indagine interessa Rigoli, direttore della microbiologia di Treviso, incaricato di confermare l’idoneità clinico-scientifica dei tamponi rapidi.
Secondo chi lo accusa, questi non ha svolto correttamente il compito assegnatogli, attestando una percentuale di efficacia più alta di 20 punti rispetto a quella reale (90 contro 70 per cento). “L‘attenzione è finita sull’abuso di tamponi rapidi“, spiega Sigfrido Ranucci, direttore di Report. “Noi lo scorso aprile ne avevamo parlato e la procura di Padova da lì ha sviluppato delle indagini. Da queste emerge che il dott. Rigoli, che aveva sostituito Crisanti nella gestione della pandemia, secondo la procura aveva effettuato una attestazione scientifica dell’efficacia dei tamponi rapidi che sarebbe falsa. Questo ha comportato che tali tamponi sono poi stati inseriti nel piano sanitario regionale e accettati come test di riferimento per entrare in ospedali e RSA. Uno studio di Crisanti aveva evidenziato che, rispetto a quei tamponi, 3 su 10 potevano dare risultati errati, con conseguenze devastanti soprattutto nelle RSA. Ora, la procura sta cercando di capire se tale utilizzo sia compatibile con l’aumento della mortalità che, nella seconda fase della pandemia, si è verificato in Veneto. Sono poi spuntate le intercettazioni di Zaia, che a ora non è indagato, da cui escono fuori considerazioni imbarazzanti, emerge il conflitto con Crisanti. Questo non ha fatto piacere al Professore, che ieri si è dimesso dall’Università di Padova“.