Qualche settimana addietro il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un videomessaggio in occasione dell’anniversario della National Italian American Foundation, ha celebrato a pie’ sospinto il rapporto tra Stati Uniti e Italia, definendolo “un’alleanza incrollabile”. Sono sempre parole di Giorgia Meloni “libertà, uguaglianza e democrazia”. Ora, non bisogna aver conseguito necessariamente un dottorato alla Harvard University per sapere che se analizziamo attentamente i concetti di libertà, uguaglianza e democrazia, troviamo che essi siano non propriamente ben rappresentati dagli Stati Uniti d’America.
La democrazia, intesa come sovranità popolare e ben limitata al di là del vitreo teatro delle elezioni, dacché si tratta semmai di una plutocrazia neoliberale, quella americana, tale può essere definita se si considera che a decidere in ultima istanza sono i mercati finanziari e non certo il popolo; ugualmente, se si parla di uguaglianza, difficilmente si può riconoscere che la civiltà dell’hamburger primeggi sotto questo profilo, essendo anzi probabilmente la società più diseguale dell’intero Occidente, dove i primi e gli ultimi sono separati da un divario ogni giorno crescente.

Per quel che infine concerne la libertà, anche su questo tema bisogna essere chiari: se per libertà si intende la libertà dei mercati e delle loro classi, allora sì, gli Stati Uniti sono l’impero della libertà. E tuttavia, se per libertà intendiamo un rapporto di libertà secondo partecipazione, secondo relazione tra individui ugualmente liberi, anche in questo caso gli Stati Uniti propriamente non possono essere assunti come un modello.

Se poi ragioniamo ancora su un altro termine utilizzato da Giorgia Meloni, quello di “alleanza”, anche in questo caso occorre essere molto precisi. L’alleanza, infatti, presuppone un rapporto inter pares, un rapporto tale per cui le parti alleate si riconoscono reciprocamente e godono di eguale dignità. Ma può davvero quello tra Italia e Stati Uniti essere inteso come un rapporto di alleanza? O non è forse semmai un rapporto più propriamente inteso di subalternità tale per cui una parte comanda e l’altra obbedisce?

Non occorre particolare perspicacia per capire quale delle due parti comandi e quale, per parte sua, invece debba obbedire. E’ la storia più recente insegnarcelo. Quando Washington comanda, Roma deve scattare sull’attenti e obbedire, quand’anche si tratti di bombardare Belgrado, di fare la guerra alla Libia o magari anche di fare le sanzioni alla Russia e di inviare armi all’Ucraina. Un rapporto puramente asimmetrico di signoria e servitù, direbbe il vecchio Hegel. Tutto il contrario di un’alleanza con pieno riconoscimento eguale tra le due parti.

Ecco quindi che, meglio formulata, la frase della Meloni dovrebbe suonare nel modo che segue: “Quella tra Stati Uniti e Italia è una relazione di subalternità incrollabile” che il governo di Giorgia Meloni, a quanto pare, lavorerà non solo per mantenere, ma “per intensificare, per rendere semmai possibile ancora più forti i rapporti con gli Stati Uniti“. Quindi ancora più forte la subalternità dell’Italia a Washington.

Del resto è la storia a insegnarci come andarono le cose quando l’Italia venne liberata dagli americani. Si trattò non tanto di una liberazione, o meglio, si trattò di una liberazione che subito si capovolse in nuova occupazione. Fu un giorno di festa, dacché ci liberiamo della presenza inaccettabile del nazifascismo. Ma fu un giorno di lutto, dacché da quel momento l’Italia si trovò a essere occupata dagli Stati Uniti d’America che, non dimentichiamolo, hanno in Italia più di 110 basi militari con le quali occupano il nostro territorio. L’Italia, per parte sua, è inutile ricordarlo, non ha nemmeno una base militare negli Stati Uniti: quale tipo di alleanza potrebbe mai essere su queste basi, quella in cui l’Italia non ha basi negli Stati Uniti e gli Stati Uniti hanno 110 e più basi americane nel territorio italiano?

Dire che l’Italia è democratica e vuole relazionarsi liberamente con Washington è un po’ come dire in un’Atene periclea immaginaria che siamo in democrazia quando ci sono le guarnigioni spartane che occupano l’Acropoli. Questo è un po’ il discorso da fare per comprendere come non siamo affatto in un regime democratico. E soprattutto non è un’alleanza quella con Washington. È una forma di subalternità che continuiamo a subire e che, a quanto pare, il governo della destra neoliberale bluette di Giorgia Meloni vuole non solo continuare ad accettare, ma addirittura a rendere ancor più saldo.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro