Vi dicevo da mesi che siamo in recessione, ma naturalmente qualcuno mi dileggiava. Oggi l’Eurozona è in recessione tecnica. È lo scenario evocato dal vicepresidente della Banca centrale europea, secondo cui i paesi che adottano la moneta unica rischiano di andare incontro a tre trimestri consecutivi di decrescita del PIL reale. E se il contesto dovesse rimanere lo stesso e i governi non riuscissero adeguatamente a sostenere famiglie e imprese che sono i soggetti più danneggiati dalla crisi, si verificherebbe che perfino le banche non siano escluse dal deterioramento delle prospettive di crescita, perché evidentemente aumenterebbero anche i rischi nel medio termine. Insomma, secondo la Financial Stability Review della Banca centrale europea, lo shock energetico e l’aumento del costo del debito hanno destabilizzato l’ambiente circolante, nonché tutto il mercato. La maggiore fonte di preoccupazione dei governi è il mercato dei derivati sui prodotti energetici, in quanto è raddoppiato l’ammontare da versare come margine iniziale per avviare una transazione, con conseguente crisi di liquidità per le imprese, causando così un possibile spostamento delle negoziazioni su mercati non regolamentati. E’ una sintesi che vi sto facendo di un articolo apparso su Il Sole 24 Ore dal titolo “Inflazione e crisi: allarme BCE, stabilità finanziaria a rischio“.

E già il titolo a mio parere è importante. Tutta l’Unione Europea e la Banca centrale si preoccupano continuamente della stabilità della moneta, la stabilità finanziaria, la stabilità dei mercati finanziari. Per carità, molto importante. Ma io in questi giorni ero a Roma e vedevo davanti alla stazione Termini, sotto i portici, tante persone che dormono su dei cartoni sotto le coperte. E questa povertà sociale che sta invadendo l’Italia non soltanto a Roma Termini, ma in tutte le città d’Italia, è una cosa che mi mi addolora e mi preoccupa sinceramente come cittadino. E mi stupisco che l’Unione Europea continui a fare una politica economica incentrata sulla stabilità della moneta e non sulla stabilità delle imprese e delle famiglie, come vorrebbe invece un’economia umanistica. Quindi, se mi chiedete perché io vi propongo un’economia umanistica è perché essenzialmente per me il primo problema è togliere i senzatetto dalle strade e evidentemente dare posti di lavoro alle famiglie e salvare le imprese. Insomma, combattere veramente la povertà, non la stabilità delle Borse.

Malvezzi Quotidiani. L’economia umanistica spiegata bene