Con il video pubblicato da Berlusconi sulla piattaforma di TikTok, ci si trova in presenza di un politico anziano rispetto alla media dei frequentatori, che va in pasto a chi non si sente rappresentato da un leader della sua età. Infatti, il 60% degli utenti di TikTok ha meno di trent’anni, e molti di questi professionisti non si sono fatti scrupoli a sbeffeggiare i politici sbarcati sul social.
“I Politici hanno sbagliato ad usare TikTok in modo così strumentale, a poco più di venti giorni dalle elezioni“, queste le parole di Patrick Facciolo, formatore e consulente per la comunicazione. Il problema non riguarda l’età, non si usa questo tipo di comunicazione “per parlare ai giovani”, come crede Berlusconi. Su TikTok non ci sono solo adolescenti, ma anche chi, come Patrick, ha più di quaranta anni ed un vasto seguito di ragazzi sulla piattaforma. “il tema della targhettizzazione, cioè dividere in categorie il pubblico, è davvero fuori tempo massimo“, spiega il consulente.
Social pieni e urne vuote
“Anche se l’intervento fosse stato fatto nel modo corretto, i giorni precedenti alle elezioni politici sono troppo pochi perché la campagna sviluppi gli effetti desiderati. Altri politici, come Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giuseppe Conte, sono su TikTok da molto più tempo di Berlusconi, motivo per cui non destano scalpore adesso. Chi arriva all’ultimo con un video che parla solo ai giovani non può che essere letto in malo modo. “ll video di Berlusconi ha fatto cinque milioni di visualizzazioni“, scrivono in molti sui social. “Cinque milioni di visualizzazioni non sono cinque milioni di voti“, risponde Patrick, aggiungendo che “Si possono avere i social pieni ma le urne ugualmente vuote. Non bastano i numeri per avere il consenso, le persone spesso sono mosse da una semplice curiosità per il contenuto e creano visibilità.”
Non ci sono giustificazioni che tengano, il modo in cui si è posto Berlusconi è fuori luogo per molti motivi: le parole usate, le gestione della voce, la scrivania che lo distanzia dal pubblico. Modalità che appartengono agli anni Novanta e che oggi non funzionano più.
TikTok presuppone un rapporto diretto con l’obiettivo. Berlusconi ha provato a mettersi in gioco a 86 anni. Infatti, nel video che ha pubblicato si introduce così: “Ciao ragazzi, vi do il benvenuto sul mio canale di TikTok. Siete oltre cinque milioni qui, e il 60% di voi ha meno di trenta anni. Ho aperto il mio canale per parlare dei temi più cari a Forza Italia e al sottoscritto, tratteremo di argomenti che vi riguardano, quindi, del vostro futuro. Vi dirò di come rendere voglio rendere l‘Italia un paese che possa darvi nuove opportunità e la possibilità di realizzare i vostri sogni.”
L’istinto alla comunicazione c’è, così come il coraggio ed il tentativo di essere colloquiale, tuttavia la modalità è sbagliata. Parlare al plurale, poi, ancora peggio.
Entrare in punta di piedi
Il punto non è la capacità comunicativa di Berlusconi, ma l’attacco del suo video in cui descrive il pubblico a cui va a riferirsi“, spiega Facciolo, “non c’è nulla di peggio nella comunicazione politica che voler descrivere l’altro e invaderne la percezione rispetto a un qualcosa che lui conosce“, conclude. Infatti, quando il leader specifica quel 60%, trascura il restante 40% degli utenti di TikTok. Ed usare questo stereotipo nel video ci da la conferma di essere fuori contesto. il problema non è l’età, ma chi ha suggerito a Berlusconi di utilizzare questa modalità ha sbagliato, perché ha sprecato un grande potenziale a scapito della descrizione di un target.
Anche Matteo Renzi ha parlato al popolo di TikTok: “Molti di voi mi conoscono per vicissitudini diverse, come il “First Reaction” o linguaggi più complessi del corsivo, ma io sono soprattutto un politico e credo nella politica. Se vi va, noi ci siamo.”
“Renzi in questo caso è stato in gamba, ha descritto fatti per cui il pubblico lo ricorda, ma non il pubblico stesso“, commenta Patrick, presupponendo corretta l’entrata in punta di piedi del politico. Il problema di chi comunica sui social è quando ci si improvvisa altro da sé stessi, come successe ad Enrico Letta con il tweet sul guanciale e la pancetta. Letta si riconosce per le sue caratteristiche comportamentali da profilo istituzionale e non quando fa il simpatico. “Bisogna essere più fedeli a ciò che si è rappresentato in legislatura e in questo modo ciò che si esprime sui social è meno improbabile. Più si fa finta, invece, più si risulta poco credibili“, suggerisce Facciolo.
Ed è esattamente ciò che succede a molti politici sulle nuove piattaforme di comunicazione, in cui la finestra temporale di attenzione è cortissima, e, se un video non è gradito all’utente, per il passaggio al successivo basta solo uno scrollo della schermata”.