Le imprese stanno vivendo momenti di enormi difficoltà. Questi ultimi anni hanno segnato in maniera drastica gran parte degli imprenditori italiani sia sul fronte economico che sociale. Il Prof. Valerio Malvezzi propone un’analisi perlopiù incentrata sui vari squilibri posti in essere in questi due anni di pandemia tra piccole e medie imprese e quelle facenti parte delle multinazionali. In che modo? “Il Governo italiano ha sbagliato le manovre, o meglio le persone che sono al Governo hanno degli interessi che non sempre coincidono con quelli del popolo e delle aziende. Invece che dare contributi a fondo perduto, soprattutto in conto fiscale o in conto gestione, hanno usato lo strumento del credito di firma. Ossia lo Stato dà garanzia ma chi si indebita è il cittadino e imprenditore”.

Le grandi imprese hanno avuto una ripresa dal primo arresto dovuto alla pandemia, questo perché l’effetto borsistico è stato ‘ripristinato’ nell’immediato. Strategia da parte dei potenti per tornaconto personale o semplice fattore economico di ripresa? Nel frattempo “Aumenteranno i fallimenti e le chiusure se non si cambia politica economica, cioè se non si va ad aiutare il sistema della piccola, media e micro impresa”. Ecco l’attenta analisi di Malvezzi che, mostrando i grafici ricostruiti ad hoc assieme al suo team di ricerca, ci dà un quadro più chiaro della situazione imprenditoriale italiana, proponendo anche delle soluzioni da adottare per migliorare questo momento di profonda crisi che stiamo vivendo.

LE IMPRESE ITALIANE

Media dei prestiti concessi alle imprese, escluse le sofferenze (2011-2021). Quali sono le prospettive per le imprese italiane? “Io da tanti anni parlo del termine Credit Crunch, ossia restrizione creditizia. Dal 2011 al 2021 il trend è molto chiaro, si vede un crollo dei prestiti fatti dal sistema bancario alle imprese dopo l’arrivo del Governo Monti e l’introduzione di quello che viene definito come periodo dell’Austerity, momento nel quale noi dobbiamo ridurre la spesa pubblica e aumentare le tasse. Sul sistema privato questo ha comportato (in riferimento a tutto quello che è stato costruito per la tutela del consumatore) una restrizione del credito, cioè le aziende hanno avuto meno denaro.

Il Governo italiano ha sbagliato le manovre, o meglio le persone che sono al Governo hanno degli interessi che non sempre coincidono con quelli del popolo e delle aziende. Invece che dare contributi a fondo perduto, soprattutto in conto fiscale o in conto gestione, hanno usato lo strumento del credito di firma. Ossia lo Stato dà garanzia ma chi si indebita è il cittadino e imprenditore. Un esempio è quello dei ristoratori che hanno dovuto indebitarsi con le banche proprio tra il 2020 e 2021 proprio per pagare le tasse e non chiudere. Questa è una follia: lo Stato se ne è lavato le mani. Le banche da questa dinamica ne hanno approfittato per prendere le garanzie dello Stato”.

Indice di fallimenti in Italia (% su anno precedente). Il peggio per le imprese è passato?: “Assolutamente no. Il Covid ha accelerato i processi di cambiamento. Questo cambiamento del mondo ha provocato tanti utili per il sistema delle grandi imprese, ha comportato un grosso problema per le piccole. Aumenteranno i fallimenti e le chiusure se non si cambia politica economica, cioè se non si va ad aiutare il sistema della piccola, media e micro impresa. Il dato del 2021 sull’aumento dell’indice di fallimenti è solo il primo avviso. Ricordo che la maggior parte degli occupati in Italia è nel sistema delle micro e piccole imprese”.

Andamento S&P 500. Nel mercato delle grandi imprese cosa succede invece?: “Dal 14 gennaio del 2020 al 31 dicembre del 2021 accade questo: il 6 febbraio il trend è ancora in aumento, poi c’è un crollo dell’andamento Standard & Poor (il principale mercato borsistico noto). Le imprese di grande dimensioni, le multinazionali, in sostanza il mondo della borsa perciò come reagisce al Covid? Al 2 di giugno 2020 era finito, dopo finito l’effetto del crollo l’effetto borsistico riparte come se nulla fosse”.

“Esiste perciò una situazione di estrema difficoltà per le piccole e medie imprese, un’asimmetria drammatica tra le grandi e le piccole e soprattutto mi preoccupa il fatto che il piano politico di questo Governo guarda sempre di più alla grande impresa”.