Stretta sul Superbonus ▷ “Draghi non lo vuole perché permette allo Stato di fare spesa pubblica senza indebitarsi”

Il Superbonus viene messo sempre più alle strette, è richiesta infatti la qualificazione SOA (richiesta fino adesso solo alle aziende che richiedono partecipazione ai bandi pubblici) per proseguire lavori nei cantieri facenti parte dei bonus edilizi. L’obbligo della certificazione scatterebbe dal primo luglio 2023, per i lavori oltre i 516mila euro.

Così evidenzia un emendamento al disegno di legge di conversione al Decreto “Ucraina” (DL 21/2022). Questa ritrattazione ha diviso tutta la parte imprenditoriale che, se da un lato ritiene opportuno esercitare determinate manovre per evitare truffe, dall’altra ci si rende conto che le piccole e medie imprese saranno escluse da qualsiasi agevolazione. Per quale motivo perciò il Governo ha deciso di cambiare rotta? Forse per un’esigenza di maggior sicurezza nell’ambito edile, ma è davvero così? “Si è capita la strategia una volta per tutte, è chiaro ed evidente che usano lo strumento dell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori edili) per mettere in piano il loro progetto di distruzione delle piccole e medie DMI”. Così afferma Norberth Toth (Class Action Edilizia), che si schiera dalla parte delle piccole e medie aziende, le prime colpite dalla nuova stretta. Non tarda anche l’intervento di Fabio Conditi (Presidente dell’Associazione Moneta Positiva): “Il mondo deve cambiare, è finita l’era delle lobby che vogliono controllare tutto. Si stanno inventando appositamente scuse per affossarlo perché tutte le obiezioni che sono state fatte da Mario Draghi sono state smentite dai dati ufficiali delle Istituzioni”. Ecco la discussione in diretta a Lavori in Corso, con Stefano Molinari.

Norberth Toth: Si è capita la strategia una volta per tutte, è chiaro ed evidente che usano lo strumento dell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) per mettere in piano il loro progetto di distruzione delle piccole e medie DMI. Con la complicità di tutti i politici che sono quelli che hanno mandato avanti un emendamento che è la pietra tombale sulle piccole DMI italiane.

Per quale motivo una banca non potrebbe dire da subito che preferisce lavorare nell’immediato solo con aziende che hanno questo tipo di certificazione, come quella della SOA? È una certificazione che serve per lavorare negli appalti pubblici ma è inutile, l’unica funzione che ha è quella di favorire le aziende che vogliono mandare avanti. Non sono contro la moneta fiscale, la vogliono controllare incanalandole nelle aziende che vogliono loro, introducendo questi certificati inutili che però buttano fuori dal mercato la maggior parte delle piccole e medie PMI e la cosa grave è che c’è la complicità del mondo politico. Devono assolutamente eliminare l’introduzione di questo certificato.

Fabio Conditi: “Facciamo un rapido elenco di quello che Mario Draghi ha fatto nei confronti del Superbonus: all’inizio ha cominciato a tirare fuori il discorso che costava troppo per lo Stato, poi sono arrivati gli studi della London Business School che ha dimostrato che lo Stato ci guadagna. Poi ha cominciato a sostenere che doveva essere considerato debito pubblico per le norme europee e quindi non poteva essere fatto, invece sono arrivate due approvazioni dall’Unione Europea che hanno non solo certificato che si può fare come lo abbiamo fatto ma ha detto che abbiamo fatto un buon lavoro. Si è inventato poi la questione delle frodi, adesso la balla dell’aumento dei prezzi che ci sono stati ma in tutte le nazioni di Europa e del mondo.

Ci dobbiamo rendere conto che l’aumento dei prezzi dipende da una congiuntura economica particolare, dall’aumento dei costi dell’energia e dal fatto che c’è una grande richiesta in tutto il mondo dei materiali ma la produzione non riesce ad adeguarsi. Questo ci dice che in realtà c’è un disegno preciso ad inventarsi sempre scuse e questioni inesistenti per poter creare incertezza e boicottare misure che invece sta favorendo le piccole e medie imprese. La certificazione SOA ce l’hanno in pochi. Bisogna che ci chiediamo perché Draghi sta facendo questo.

Il problema è a monte: Draghi non vuole una misura che permette allo Stato di fare spesa pubblica senza indebitarsi con i mercati finanziari. Le cose sono due: o non capiscono nulla o si fidano cecamente di ANCE che va a spiegare con grande parole la cosa oppure c’è un grande complotto generale proprio perché sono d’accordo a incanalare tutto questo mercato in poche aziende private, come si è sempre fatto. Va bene finché poche aziende gestiscono il molto. Una cosa del genere non è da grande paese. La devono smettere. Questa introduzione della moneta fiscale è rivoluzionaria, dovrebbe essere importante, da esempio come strumento economico in tutto il mondo, non affossarlo dopo cinque mesi. Il mondo deve cambiare, è finita l’era delle lobby che vogliono controllare tutto. Si stanno inventando appositamente scuse per affossarlo perché tutte le obiezioni che sono state fatte da Mario Draghi sono state smentite dai dati ufficiali delle Istituzioni. C’è una volontà di boicottare una misura che funziona e che genera benessere nell’economia”.