Ho sentito, con stupore e sgomento, Enrico Letta e il PD richiamarsi all’importanza del lavoro: con stupore, dacché è un tema da loro disertato ormai da parecchi lustri; con sgomento, giacché, nelle rare volte che l’hanno fattivamente affrontato, si è prodotto un bagno di sangue per le classi lavoratrici (Jobs Act, rimozione dell’articolo 18, precarizzazione del lavoro). Tutti episodi che ci segnalano come dal punto di vista delle classi lavoratrici le sinistre siano nemiche tanto quanto le destre.

Insomma, sarebbe davvero meglio che le sinistre fucsia, sovrapponibili alle destre bluette, lasciassero da parte il tema del lavoro e, quindi, i lavoratori. Le sinistre fucsia, alla stregua delle destre bluette, sono il problema e non la soluzione anche in questo ambito: dicono di volere emancipare il lavoro e poi lo precarizzano e lo dequalificano, di fatto rendendolo ogni volta meno protetto e più alienato. Bisogna andare al di là di destra e sinistra anche in questo ambito. Occorre tornare a difendere l’interesse del lavoro e delle sue classi, che sono poi il nerbo della nazione. Occorre quindi sottrarsi alla presa mortifera del dibattito ampiamente manipolato tra destra e sinistra.

Grazie alla credibilità conquistata con una vera e propria lotta a difesa dei lavoratori, le sinistre oggi riescono meglio a traghettare le masse tecno-narcotizzate e tele-dipendenti verso l’abisso del capitale e dello sfruttamento. Se la stessa riforma che distrugge il lavoro la facesse la destra apparirebbe evidente che è una riforma demancipativa per le classi lavoratrici. Se a farla però è la sinistra allora le masse si illudono.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro