La guerra in Ucraina procede a suon di interpretazioni, manipolazioni e smentite da entrambi i fronti. Ci si affretta a giudicare fallimentare l'”operazione speciale” di Putin, senza tenere conto della reale compagine bellica disposta dai russi sul campo di battaglia. Si danno in pasto all’opinione pubblica immagini cruente, oggettivamente terribili, senza aggiungere che allo stato attuale è quasi impossibile entrare in possesso della verità dei fatti.

Quello che è certo riguarda invece le conseguenze che stanno piombando sul nostro Paese. La corsa al riarmo crea l’assurda situazione di spendere le risorse dello Stato in armamenti per l’Ucraina, mentre in Italia i cittadini faticano ad arrivare a fine mese. Perdipiù pagando il prezzo di una guerra che sentono lontana, della quale sono già nauseati.

Intervenuto in collegamento da Donetsk, il fotoreporter Giorgio Bianchi ci ha fornito il suo lucido punto di vista. Ecco il suo commento sui recenti fatti riguardo al conflitto in diretta a Un Giorno Speciale, con Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

“La guerra oggi si combatte su due livelli. Sul mondo dell’informazione e sul terreno di scontro, sul campo di battaglia. La risposta alla domanda: gli ucraini possono vincere sul campo di battaglia? La risposta è no. Al di là di quello che dice la propaganda, la Russia si è impantanata, il nuovo Afghanistan. Qualsiasi persona dotata di un minimo di raziocinio sa perfettamente che una guerra fatta di carri armati, come non se ne vedevano da decenni, non la vinci in una settimana, non la vinci in un mese. Se i russi avessero voluto vincere e chiudere la partita in poco tempo, avrebbero fatto come fa la Nato. Avrebbero letteralmente raso al suolo l’Ucraina, come hanno fatto a Raqqa e a Belgrado.

Come può finire questa guerra con una vittoria dell’Ucraina, di Zelensky? Come può finire? La Russia ha 6000 testate nucleari, ha un arsenale balistico che fa impressione, aviazione, carri armati molto più moderni di quei pezzi di ferro che hanno mandato qui in Ucraina. Potrebbero incenerire il Paese in qualsiasi momento, incenerire chiunque tentasse di mettere uno scarpone dentro. Ma perché non lo stanno facendo? Perché non ci poniamo queste domande? Il giornalismo è fare domande”.