Sembra di vivere nell’era del sovraccarico delle notizie, dove programmi e social ne assumono il ruolo di protagonisti. Ma in quale direzione ci portano? Ci sentiamo così tutti connessi e in continua diretta con il mondo intero. Basta accendere la tv o cliccare sull’app di un social network ed ecco che la trafila di notizie occupa la mente, senza mezze misure. E, assieme al sovraccarico di informazioni, arriva “anche una disputa dei compensi degli esperti che vanno a parlare in televisione per denaro”. Così afferma Fabio Duranti, collegando inevitabilmente l’indigestione delle notizie alla logica del lucro di alcuni esperti che, pur di farsi pubblicità, accettano compensi fuori luogo.
Dai virologi della pandemia, oggi si è passati ai nuovi ‘geopolitici’ che incalzano la figura del perfetto esperto chiamato a parlare in diretta (nazionale e non) dei risvolti bellici in atto tra Russia e Ucraina. C’è chi accetta denaro per diffondere la sua parola, e chi invece si presta al servizio della comunità, rivelandosi come un punto di riferimento più saldo e non come parte di un sistema retto esclusivamente dallo spettacolo che ci propongono ogni giorno: “Ora c’è la guerra e guadagneranno su questo e quindi tutto quello che fa impressione, spettacolo, viene messo in pratica”.
Ecco l’analisi di Fabio Duranti in diretta sulla differenza tra chi diffonde informazione per torna conto personale e chi invece lo fa di mestiere e con cognizione di causa.
“Ci rendiamo conto che questa informazione così violenta, continuativa, ormai commerciale rende i programmi televisivi ormai non più di informazione. C’è anche una disputa dei compensi degli esperti che vanno a parlare in televisione per denaro.
Noi lavoriamo per l’informazione 24h su 24h. Lo facciamo per mestiere e guadagniamo di questo. Ma, se chiamiamo un esperto per qualche minuto ogni tanto, una persona che fa il professore universitario, il ricercatore, perché lo dobbiamo pagare? Noi non dovremmo guadagnare sullo spettacolo di un esperto al quale chiediamo delle informazioni. Sembrerebbe che queste persone ormai cercano il luogo migliore per sbarcare non il lunario, ma il secondo e terzo per rimpinguare le proprie tasche e diventa un circolo vizioso. A questi signori non convenga che finisca la guerra adesso come non è convenuta la fine della pandemia e non conviene ancora pur di uscire sui giornali. Questo è il loro gioco, prendersi promozione, pubblicità a loro nome e magari anche compensi.
Radio Radio non paga compensi all’esperto che viene chiamato per parlare di una questione perché riteniamo non sia etico. Riteniamo invece che l’esperto debba fare l’esperto nel suo campo e viene chiamato dai media per un parere, poi si saluta. Ci sono poi quelle persone che sono in pensione e vogliono dare il loro contributo ma lo fanno gratuitamente perché l’informazione, la condivisione delle informazioni è un bene che appartiene a tutti. Chi guadagna e ha già guadagnato di suo, per quello che fa dovrebbe condividere queste informazioni non a pagamento ma in modo gratuito. Noi guadagniamo perché è solo questo il nostro lavoro: quello di mettere in contatto le persone, gli uni con gli altri.
Ora c’è la guerra e guadagneranno su questo e quindi tutto quello che fa impressione, spettacolo, viene messo in pratica. E’ chiaro che poi c’è una guerra tra chi la pensa in un modo e chi in un altro, anzi questa guerra viene alimentata proprio perché è l’alimentazione di questo scontro come se fossimo in una partita di calcio. La differenza è che la partita non fa del male a nessuno, la pandemia e la guerra sì. Oggi non abbiamo interesse a risolvere un problema ma anzi alimentarlo per crearci del business intorno e questo lo abbiamo visto. Questo si fa con le immagini, con quei sistemi che molti professionisti studiano ormai da un secolo. Insomma da quando i mezzi di comunicazione di massa hanno cominciato ad affacciarsi nel mercato, nel panorama. C’è un grandissimo studio su come ipnotizzare le masse, creare delle idee anche subliminali dentro di noi con tantissimi sistemi. Uno di questi è dare una notizia e poi smentirla.
Ormai si deve fare lucro da tutto, abbiamo perso dignità. La divulgazione della cultura dovrebbe essere gratuita e un patrimonio per tutti”