“Una mina antiuomo costa poche decine di euro. Neutralizzarla ne costa diverse migliaia”. Parte da qui la constatazione di Enrico Michetti, da un contesto in cui molti europei – tra cui noi – credono di assistere alla disputa Putin-Biden in Ucraina da semplici spettatori, in un’illusione che neppure rende necessario lavare le coscienze dagli orrori della guerra: ma quanto costa questa ignoranza (nel senso più latino del termine)? “Se quel 2% del PIL fosse effettivo, io con i miei soldi pagherei la morte di diverse persone e la mutilazione di diverse decine di persone”.

Questo, senza giri di parole, è il prodotto di un Decreto approvato sulla scia di ragionamenti simili a “la guerra è pace” e avallato “da una stampa che fa gli interessi dell’1% della popolazione”. Non si scappa, perché i vari titoloni sulla necessità di fare la guerra li abbiamo visti tutti: quei lunghi sermoni sui populisti che volevano la distruzione del mondo si sono dissolti con il successo Biden-Harris alle elezioni, e le bombe arcobaleno hanno assunto tutt’a un tratto uno strano fascino. Poi c’è il Paese reale.