Il culto neoliberista non fa distinzioni di merci, moneta o lavoro. Tutto diventa un asset, una commodity. Perfino la vita umana. Nemmeno l’evidenza della disoccupazione galoppante, in special modo giovanile, conduce a più sagge riflessioni sulla fallacia di tale ideologia. Lo Stato non dovrebbe intervenire mai in economia, secondo gli integralisti della religione pagana neoliberista. Con una eccezione: avere ascoltato il dibattito parlamentare, ragionamenti circa l’opportunità di lasciare fallire le imprese meno performanti in epoca pandemica e circa l’opportunità dello Stato di incentivare tale processo di darwinismo sociale, mi ha lasciato basito.

Nei mesi scorsi nel Parlamento italiano è emersa in modo chiaro una posizione neoliberista spinta. Che dice: noi non possiamo salvare tutti, il mondo sta cambiando. E dato che stiamo andando nel mondo delle aziende corporate, cioè delle multinazionali, chi sarà in grado di interpretare quel mondo avrà la possibilità di salvare la propria azienda. E chi invece non potrà… lì si allargano le braccia. Non sarebbe compito dello Stato salvare le piccole imprese?

È una lotta molto difficile. Io non posso far cambiare politica allo Stato italiano, perché non sono il Primo Ministro e perché in questo momento la maggioranza parlamentare sta sostenendo un Governo dichiaratamente a sostegno delle aziende corporate. Però invito i professionisti, i dottori commercialisti, coloro che possono gestire i propri piccoli clienti a fare rete.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi