Il Draghi di questa settimana è un Draghi protagonista, visti i giorni in cui centinaia di migliaia di lavoratori vengono privati del diritto al salario, uno scenario unico in tutta Europa. Ma il Draghi protagonista era anche ben presente nella dinamica del Governo: ha ridotto al nulla questi finti partiti, che litigano e magari in commissione mettono pure sotto il Governo; ma quando ad esempio si tratta di fare la proroga per la moratoria delle piccole imprese, si fanno ritirare tutti gli emendamenti. Sono partiti – consentitemi – fatti da gente senza palle, difatti Draghi li tratta come tali, gli spiega che è lui che stabilisce la rotta, che sì, magari si possono avere i ministri più belli, ma in realtà è lui il liquidatore del nostro Paese mandato dall’UE, dalla BCE, dal Fondo Monetario, a tentare la destrutturazione del nostro paese, la destrutturazione dell’economia.

Questo è quanto accade in queste ore mentre il nostro paese sembra pronto a inviare i nostri soldati a morire per l’Ucraina, una nazione nemmeno inserita nella NATO, un paese con un Governo nato da un colpo di Stato nel 2014 che assolda tra le sue fila numerosi neonazisti e che sta attaccando le popolazioni filorusse del Donbass. Probabilmente può essere anche il detonatore di una guerra nucleare, un conflitto mondiale dove noi saremmo bersaglio, perché come sapete né il nostro esecutivo né le nostre forze armate hanno alcun controllo sulle centinaia di bombe nucleari presenti nelle basi NATO americane del nostro paese.

Non è un bel finesettimana né un bel periodo, ma bisogna capire che questi sono i rapporti di forza, che non c’è sovranità della nostra nazione. Si tratta di riprendere il bandolo della matassa, di capire qual è la via da percorrere.
Lo dico pensando agli uomini che vivono del proprio lavoro: noi dobbiamo ripartire da quest’ultimo, sfrondare tutte le cazzate con cui ci hanno riempito la testa in questi anni con temi marginali e puntare di nuovo al lavoro. Solo riconquistando il potere di decidere quale società dobbiamo avere possiamo ridare un futuro a questo Paese. Deve essere una società che riduce per tutti l’onere del lavoro: lavorare tutti, lavorare meno, commerciare con tutti i paesi del mondo, dagli Stati Uniti a quelli europei, dalla Cina alla Russia.
Lo dobbiamo fare con un Paese che guarda alla Costituzione, più precisamente all’articolo 1.

3 Minuti con Marco Rizzo