In questi giorni ho elaborato, sulla scia del grande filosofo Spinoza, una sorta di Ethica pandemica more geometrico demonstrata. Essa ha i suoi teoremi e corollari con questo fondamento: la variante più pericolosa è sempre la prossima e la salvezza è sempre una dose più in là. Dopo la fase 2 vi è sempre la fase 1. Ogni decesso, dopo aver contratto il nemico invisibile, è a causa del nemico invisibile. Assolutizzazione dunque del Post hoc, ergo propter hoc.

Ogni decesso dopo la somministrazione del siero benedetto non è a causa del siero benedetto: assolutizzazione della negazione Post hoc, ergo propter hoc. Se la salute è in pericolo per l’emergenza, non vi è diritto che possa essere revocato per proteggere la salute. Chi osa sollevare dubbi, domande e questioni lo fa perché ha sciaguratamente obliato le camionette di Bergamo. Il non benedetto è sempre per definizione il colpevole. Le misure di emergenza dureranno finché durerà l’epidemia, per la cui fine tuttavia non sono stati forniti dati e parametri di riferimento.

La scienza ha sempre ragione e chi solleva dubbi e domande è nemico della scienza. Il reale e le relazioni sono contagiosi, dunque occorre spostarsi on line. L’altro è un nemico in quanto portatore del virus. Amare il prossimo significa escluderlo dalla propria vita, distanziarlo, isolarlo. Il contatto fisico tra i viventi è escluso. Solo il potere ha il diritto di toccare senza tregua il corpo di tutti. Per proteggere la vita in pericolo occorre ridurla a mera sopravvivenza organica, privandola di ogni qualificazione. Il volto deve essere sempre coperto, non deve mai venire meno il senso di emergenza e ovunque deve essere sempre visibile la nuova uniforme del potere.

Se i contagi calano è merito del potere, se crescono è colpa dei sudditi. Se la vita è in pericolo è lecito ogni strumento per proteggerla, controllarla, amministrarla. Se vi è l’emergenza occorre il decisionismo degli esecutivi forti, non la discussione parlamentare. L’infame tessera verde produce discriminazione a norma di legge, ma lo fa per il bene di tutti e di ciascuno. Se l’ordine terapeutico rimuove i diritti, dal lavoro all’assemblea, lo fa per proteggere non per reprimere. Il leviatano tecnico-sanitario, per darvi la sicurezza, deve ridurre la libertà. Il leviatano tecnico-sanitario, per produrre immunità, deve decostruire ogni forma di comunità. La militarizzazione degli spazi pubblici è a fin di bene. Se siamo in guerra, chi osa mettere in discussione gli ordini, è un disertore.

Siamo in guerra contro il nemico invisibile che, tuttavia, è inseparabile dai viventi. Dunque è anche una guerra contro i viventi. La nuda vita è l’unico e, sul suo altare, tutto può e deve essere sacrificato. Dalla libertà alla cura dell’anima. Non si dà altra salvezza se non quella del proprio corpo. Se tutti sono potenziali malati asintomatici, allora nessuno è sano. Se nessuno è sano, tutti devono debbono essere curati. Se nessuno è sano, la società dei cittadini con diritti e doveri non esiste più. Vi è un’unica grande clinica di malati sottoposti agli imperativi dei medici. Lockdown, coprifuoco e divieti di assemblea non sono esiziali norme repressive, ma sono salvifiche norme mediche volte a proteggere la vita.

Il potere non vuole altro che proteggere la nostra vita, ed è per definizione benefico. Chi lo critica è perciò nemico della salute pubblica. Complottista è chi osi dubitare della versione dominante, diffusa dalle reti dominanti. Negazionista è chi nega che, se c’è l’emergenza epidemica, tutto senza eccezioni può e deve essere fatto per combatterla. Se un benedetto si infetta e si ammala è comunque colpa del non benedetto. Occorre benedire il mondo intero senza eccezioni e senza distinzioni. Le uniche benedizioni buone sono quelle del blocco euro-atlantista. Siamo entrati nell’evo della pandemia. L’emergenza perpetua è la nuova normalità.

Se si è in guerra, il soldato semplice più apprezzato è quello che senza fiatare e pensare esegue ogni ordine. Chiusure per decreto dei negozi locali e malcelato obbligo di acquisto on line servono a proteggere la vita, non a potenziare i colossi e-commerce. Lo smartworking serve a proteggere la vita, non a isolare i lavoratori e a riorganizzare in mondo non neutro l’intero mondo del lavoro. Il potere, soltanto esso, decide cosa è essenziale e cosa no al tempo dell’emergenza. L’emergenza si può affrontare in molti modi ma mai potenziando la sanità pubblica. Sospendere i sanitari nel tempo dell’emergenza sanitaria e degli ospedali in difficoltà è comunque inconfutabilmente sempre la mossa migliore.

Tutto quel che viene fatto nell’emergenza viene fatto perché non si danno alternative, non certo per interessi economici, politici e sociali dei gruppi dominanti. Nel tempo dell’emergenza sanitaria solo gli esperti hanno diritto di parola e di scelta nelle questioni politiche, non i cittadini in quanto privi di laurea in medicina. Non sono laboratori di produzione di nuovi assetti sociali, politici ed economici. Si tratta semplicemente di una emergenza epidemica che così deve essere affrontata. L’inaccettabile nella normalità diventa l’inevitabile nell’emergenza.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro