Le persone vaccinate possono contagiarsi e contagiare? Uno studio svolto dall’Università di Oxford ha analizzato i dati relativi proprio alla contagiosità, cercando di comprendere quali siano le percentuali di contagi tra vaccinati e non vaccinati.
I numeri mostrano che il vaccino ha un’efficacia nel ridurre del 50% la possibilità di contagiare per la variante Delta: una riduzione, dunque, ma non un annullamento dei rischio contagio. Da tenere in considerazione anche le tempistiche. Come mostra lo studio, dopo 12 settimane dalla vaccinazione non vi sono più differenze tra vaccinati e non vaccinati: entrambi, infatti, contagiano e si contagiano allo stesso modo.

Il vaccino, come spiega il dottor Marco Cosentino a ‘Un Giorno Speciale’, ha dunque la sua efficacia sotto alcuni punti di vista, ma anche i suoi limiti. Il dubbio, avanzato più volte in questi mesi, è di natura puramente linguistica: si può parlare di un vero e proprio vaccino o si tratta di altro? La spiegazione del medico.

Vaccino o farmaco?

“Voglio fare una premessa. Anche in era pre Covid si stava in qualche modo consolidando la partigianeria del ‘Sei a favore o contro i vaccini’. È evidente che qualunque prodotto utile a curare o prevenire malattie vada valutato.
Si può parlare o meno di vaccini? Questi vaccini stimolano una determinata risposta immunitaria contro un determinato microrganismo. Se invece prendiamo come riferimento la struttura e il meccanismo d’azione dei prodotti che fino all’altro ieri chiamavamo vaccini, questi non lo sono, perché utilizzano sistemi del tutto differenti per stimolare il sistema immunitario. Dico semplicemente che questi più che vaccini convenzionali assomigliano veri e propri farmaci. Io apprezzo tantissimo ma ritengo che vadano studiati come un qualunque prodotto medicinale che ha al suo interno un principio attivo che viene assorbito dall’organismo con tutta una serie di effetti. Ricordo il tema dell’immunità di popolazione che oggi è apparentemente scomparso: è stato agitato a lungo come un obiettivo da raggiungere.
I limiti comunque fanno parte di qualunque medicinale. Se vogliamo prendere un vaccino noto, pensiamo a quello antinfluenzale, che ha un’efficacia limitata ma in alcune fasce della popolazione, anche se ha una copertura ridotta, risulta valido”.

Studio di Oxford


Come dico sempre, spero io per primo che altri studi con la medesima metodologia su dati che dovrebbero essere disponibili in ogni Paese, confermino e affinino questo tipo di evidenza che a me sembra particolarmente solido. Studi che vadano a confutazione mi sembra improbabile.
Cito un altro studio italiano, pubblicato recentemente. Studiosi hanno analizzato campioni di aria ambientale recuperati in luoghi pubblici in tre città italiane, Venezia, Bologna e Lecce, in luoghi che vanno da supermercati a stazioni. Sono stati raccolti in varie condizioni ricercando la presenza nell’aria del virus. La cosa interessante è che in nessuno di questi campioni è stata trovata traccia del virus. I contagi, in una minoranza dei casi, sono documentati in luoghi pubblici. Si tratta di un virus piuttosto contagioso ma non è sicuramente un contagio uno ad uno. Ci sono dei limiti alla contagiosità. Stiamo parlando di una situazione che va capita. Mi trovo piuttosto d’accordo con le considerazioni finali degli studiosi: questo dato ci rassicura e sottolinea l’importanza delle misure di distanziamento e contatto nei luoghi pubblici. Queste stesse condizioni però (distanziamento e mascherine) sono le stesse per cui è stata testata l’efficacia del vaccino”.

Per approfondire:

LA SPIEGAZIONE IN SENATO ▷ https://www.youtube.com/watch?v=WCBedt8VpX0&list=PLv3tTSqQqN93KDY_Jddv3BbUrhw1Nsx3q&index=13

LO STUDIO ▷ https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.09.28.21264260v1