Si discute molto in maniera animata e con prospettive differenziate in questi giorni intorno al referendum per sopprimere il green pass o secondo la terminologia che preferisco infame tessera verde della discriminazione. Proverò di seguito a svolgere alcune rapsodiche considerazioni intorno a suddetto referendum, evidenziando motivi di criticità che mi inducono a pensare che sia opportuno non supportare una pratica di questo tipo. Preciso subito che il sottoscritto è totalmente contrario all’infame tessera verde della discriminazione e ciò per le ragioni che più volte ho avuto occasione di esplicitare. In primis dacché si tratta del ritorno della discriminazione a norma di legge, in secundis giacché l’infame tessera verde introduce forme di controllo bio-politico totale e totalitario, in terzo luogo l’infame tessera verde di fatto crea un conflitto civile tra gli italiani dividendoli e contrapponendoli tra benedetti e non benedetti.

Tuttavia ritengo che il referendum così come è stato affrontato possa essere pericoloso e rivelarsi un boomerang. In primi luogo dacché il referendum nella misura in cui introduce una discussione su questo tema già sta legittimando l’idea stessa dell’infame tessera verde. Se volessimo introdurre per absurdum la pena di morte non si bisognerebbe creare un referendum, bisognerebbe trovare opposizione immediata. Introdurre un referendum già legittimerebbe l’idea stessa da noi proposta. Introdurre l’idea di un referendum lascia spazio ad un criticità: già si sta legittimando un oggetto che merita solo opposizione e proprio perché viola i parametri della Costituzione non può nemmeno essere oggetto di un referendum. In secondo luogo, come motivo di contestazione del referendum, adduco questo: qualora dovesse avere un esisto negativo, ciò non è da escludersi, il potere dominante ne uscirebbe paradossalmente rinsaldato.

Non dobbiamo stupirci allora che in questi giorni i rotocalchi aziendali, come La Repubblica, abbiano propagandato benevolmente l’idea del referendum come espressione di democrazia, quasi come se avessero ampiamente colto il benefico tratto potenzialmente dal referendum per i padroni. Possiamo dire in effetti che se dovesse andare male il referendum il potere ne uscirebbe rinsaldato. Non dimentichiamo che il potere detiene non i solo mezzi della produzione ma anche quelli della comunicazione quindi riuscirebbe molto agevolmente a far vincere la parte favorevole al mantenimento dell’infame tessera verde. Per tutte queste ragioni ritengo che sia pericolosa l’idea del referendum e che meglio sia contestando fermamente e incondizionatamente l’infame tessera verde che nega i principi fondamentali della costituzione e che in quanto tale non può essere oggetto di un referendum ma solo di un’opposizione democratica e pacifica senz’altro.

RadioAttività lampi del pensiero con Diego Fusaro