A fine maggio 2019 l’ex magistrato Luca Palamara viene accusato di aver lavorato illegalmente al fine di orientare le varie nomine per la procura di Roma assecondando precisi colori politici. L’ipotesi della presunta corruzione ha portato l’ex magistrato ad affrontare un lungo iter giudiziario che si è concluso con la sua estromissione dall’ordine a ottobre 2020: si tratta della prima volta che assistiamo a un evento simile nella storia della Magistratura.

Galeotto fu il trojan: i dolori personali e professionali dell’uomo e del magistrato hanno portato alla luce il deterioramento sempre più evidente del rapporto tra Magistratura e politica, con l’una che influisce sempre più nei meccanismi dell’altra.
Si tratta di una “Magistratura politicizzante”, come la definisce l’ex magistrato per evidenziare il labile confine che si è venuto a creare tra le due istituzioni. “Ogni azione viene strumentalizzata e si rischia di portare la Magistratura su un terreno di contrapposizione. Su questo dovrebbero concentrarsi gli sforzi della politica.

L’impegno politico di Palamara per portare a galla le magagne delle nomine e non solo si materializzerà alle prossime suppletive del collegio di Primavalle a Roma 2021. Il programma? Principalmente riguarderà il tema della giustizia al fine di “interpretare l’esigenze della gente”.

Il successo de “Il Sistema”

“Il libro rischia di diventare best seller. Un anno fa, con Alessandro Sallusti abbiamo deciso di iniziare a fare un racconto. Mai pensavamo che potesse suscitare questo interesse. Io avevo un’esigenza, che era quella di raccontare com’erano andate le cose. Per me era un atto dovuto, viste le cariche che avevo ricoperto all’interno della Magistratura. Un dovere di chiarezza e trasparenza.

Il racconto nasce dopo che il 30 maggio del 2019 all’esito di una perquisizione all’opinione pubblica viene sbattuta in faccia la mia storia. In particolar modo a seguito della inoculazione di un trojan nel mio telefonino per una presunta ipotesi di corruzione, che poi gli stessi pubblici ministeri di Perugia faranno cadere. Quel trojan scopre una serata importante, quella in cui si discute di una nomina di un ufficio importante: quello della procura di Roma che determina un terremoto nel Consiglio Superiore della Magistratura. Quella cena viene fortemente stigmatizzata e io sento la necessità e il dovere di dire: ‘guardate che così ne ho fatte tante altre di cene per nominare capi di uffici importanti. Si metta allora in discussione il sistema’.

L’idea di ‘squarciare’ quel velo di ipocrisia, di non accontentarsi di una verità di facciata, improvvisamente ha destato l’attenzione di una parte dell’opinione pubblica.

Nel libro racconto la mia esperienza di Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati nel periodo di grande conflittualità tra la Magistratura e politica nel periodo in cui al Governo c’era una maggioranza schiacciante di centro-destra, presieduta dall’allora Presidente Silvio Berlusconi. In seguito racconto la vita interna della Magistratura ossia il meccanismo delle nomine che riguarda più l’aspetto della gestione del potere, che forse incuriosisce coloro dei quali fanno parte della vita politica del paese.

Il sistema di cui parliamo nel libro è quello del relazione della Magistratura con le altre istituzioni e sono tutti meccanismi di potere che caratterizzano la carriera del magistrato, raccontati in maniera non convenzionale”.

Il tema della giustizia

“Le vicende accadute mi fanno male da un punto di vista psicologico ma adesso c’è la necessità di guardare avanti. Ridurre le vicende a un singolo fatto è un’opera di disinformazione inaccettabile. Il tema della giustizia interessa tutti e lo dico anche nella mia precedente esperienza. Poi c’è il problema della ‘politicizzazione’ del giudice e di questa idea che in qualche modo i magistrati possano influire sulla vita politica, sono temi che bisogna avere il coraggio di affrontare.

Il rapporto tra Magistratura e politica? E’ una storia antica che però possiamo datare a partire dal 1992, c’è chi parla di ‘Guerra dei 30 anni’ che nasce con le inchieste della Magistratura sulla politica e ritrova vigore nel periodo in cui ho rivestito quelle cariche. C’è questo corto circuito nei rapporti tra le istituzioni perché nel 1993 (proprio negli anni di Tangentopoli) viene eliminata l’autorizzazione a procedere e viene meno una linea di confine tra la politica e la Magistratura. Ogni azione viene strumentalizzata e si rischia di portare la magistratura su un terreno di contrapposizione. Su questo dovrebbero concentrarsi gli sforzi della politica, spesso avviene che chi poi deve fare le riforme (la classe politica) si trova coinvolto nelle vicende giudiziarie e fa il passo indietro. Facendo questo passo alla fine tutto rimane com’è”.

La candidatura alle suppletive

C’è una parte consistente del paese e della politica che soffre l’atteggiamento della magistratura nei confronti della politica e soffre delle ingiustizie. Questo era uno dei temi interni al dibattito dei magistrati, se ci fosse stato il trojan avreste sentito tutto.

Ho bisogno di uscire dal palazzo e di avere un rapporto diretto con la gente in una realtà molto complessa di Roma che è la periferia di Roma nord che mai mi aspettavo potesse accogliermi in questo modo. La mia candidatura è tematica, è sul tema della giustizia e sulla volontà di portare a livello nazionale questo tema e, sicuramente, interpretare l’esigenze di questa gente”.